Vinitaly chiude la sua 56esima edizione con 97mila presenze, in aumento sulle 93mila del 2023. In leggero incremento gli operatori esteri da 140 Paesi a quota 30mila, dai a 29,6 dell’anno precedente, di cui 1.200 top buyer (+20% sul 2023) provenienti da 65 Nazioni, invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia.
Sul fronte delle presenze estere, gli Stati Uniti si confermano in pole position con un contingente di 3.700 operatori presenti in fiera (+8% sul 2023). Seguono Germania, Uk, Cina e Canada (+6%). In aumento anche i buyer giapponesi (+15 per cento).
Bilancio positivo anche per Vinitaly Plus, la piattaforma di matching tra domanda e offerta con 20mila appuntamenti business, raddoppiati in questa edizione, e per il fuori salone Vinitaly and the city, che ha superato le 50mila degustazioni (+11 per cento).
La profilazione degli operatori “è tra i nostri principali obiettivi strategici”, commenta l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese. “Un risultato già centrato nella scorsa edizione e proseguito quest’anno anche nei confronti della domanda domestica, in particolare quella del canale Horeca attraverso iniziative di comunicazione e marketing che hanno contribuito all’incremento delle presenze italiane”.
“Chiudiamo un Vinitaly all’altezza delle nostre aspettative”, afferma Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino. “Abbiamo riscontrato un’ottima presenza di operatori altamente profilati provenienti da tutto il mondo”.
Soddisfazione anche dalla Sicilia, con Francesco Cambria, presidente del Consorzio Etna Doc, che afferma: “Si chiude un Vinitaly di alto profilo per l’Etna Doc sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo di buyer italiani ed esteri. Siamo molto soddisfatti”.
Durante la fiera, tra le tematiche più ‘scottanti’ è emersa la questione dei prodotti ‘no alcol’. “Quest’anno ci siamo posti il problema se dedicare o non un padiglione alla categoria, ma abbiamo deciso di aspettare: prima il governo e i produttori si devono mettere d’accordo sui come gestire il dealcolato in Italia”, ha commentato Danese a La Repubblica. “La risposta deve avvenire in fretta. Noi abbiamo visto la crescita spaventosa che il trend sta vivendo e per questo siamo pronti a dedicare un padiglione di Vinitaly alla categoria, ma vogliamo lavorare tutti nella stessa direzione”.
Il problema sul mercato domestico “è che non è ancora possibile per le imprese elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni agli operatori sul regime fiscale. In estrema sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l’UE), ma i produttori italiani non possono produrlo”, ha aggiunto Paolo Castelletti, il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv).
Tra le aziende che si sono concentrate su questa categoria vi è Argea, che in occasione della fiera ha presentato la sua prima ‘Antologia’ per la categoria, otto etichette no alcol – tra bianchi, rossi e bollicine – che interpretano vitigni e uvaggi provenienti dai territori delle cinque regioni dove opera il gruppo. Il punto di partenza è rappresentato da una selezione di vini che vengono sottoposti alla de-alcolizzazione, grazie alla collaborazione con un partner tedesco specializzato. “Questa nuova categoria di prodotto ci permette di servire in maniera migliore alcune geografie dove siamo già presenti, andando a offrire un’alternativa a chi cerca un prodotto per far fronte a particolare esigenze, per esempio in occasione del famoso dry-january”
La 57esima edizione si terrà a Veronafiere dal 6 al 9 aprile 2025.
Concluso Vinitaly, si confermano i primi appuntamenti del calendario estero: Wine to Asia (Shenzen 9-11 maggio 2024); Vinitaly China Roadshow, Shanghai, Xian, Guangzhou (2-6 settembre 2024); Wine South America a Bento Gonçalves, Brasile (3-5 settembre 2024); Vinitaly Usa (Chicago 20-21 ottobre 2024); Vinitaly @ Wine Vision (Belgrado 22-24 novembre 2024).