Ricavi in consolidamento e no-alcol in via di sviluppo. È questa la fotografia attuale di Argea, gruppo controllato a maggioranza dal fondo Clessidra e partecipato dalle famiglie Botter e Martini e da Marcello Zaccagnini.
“Il 2023 è stato un anno molto complicato in quanto contrassegnato da ogni tipo di difficoltà, dai conflitti alle problematiche legate ai trasporti internazionali fino alla questione destocking in alcuni mercati, in primis il nord America”, spiega a Pambianco Wine&Food il CEO Massimo Romani. “A ciò si sono aggiunti la vendemmia più bassa degli ultimi anni e il calo dei consumi. In questo panorama, Argea, dopo il grande salto del 2021 e la crescita registrata anche nel 2022, ha archiviato il 2023 in sostanziale tenuta, riuscendo a consolidare i numeri registrati negli anni precedenti”. Nell’anno, il gruppo ha quindi riportato ricavi a 449 milioni di euro, contro i 455 dell’anno precedente.
Di questi, l’80% è stato generato dal canale off-trade e il restante 20% dall’on-trade. “Argea è un gruppo che nasce per presidiare l’off-trade, che ha sempre avuto un peso rilevante. Nonostante ciò l’Horeca sta crescendo e potremmo riequilibrare ancora di più i due canali lavorando sul valore dei nostri marchi”. Non a caso, gli investimenti del gruppo, 30 milioni nel periodo 2024-2026, sono dedicati al miglioramento enologico.
“Il 2024 – prosegue il CEO – è partito sostanzialmente come si è chiuso il 2023. Personalmente vedo alcuni segnali di normalizzazione che, al momento, mi rendono positivo”.
Nel frattempo, se da un lato non esclude nuove acquisizioni in aree geografiche italiane non ancora presidiate, il gruppo porta avanti diversi progetti in ambito di ricerca e sviluppo sul mondo del no-alcol. In occasione di Vinitaly (14-17 aprile), infatti, Argea presenta la sua prima ‘Antologia’ per la categoria, otto etichette – tra bianchi, rossi e bollicine – che interpretano vitigni e uvaggi provenienti dai territori delle cinque regioni dove opera il gruppo (Sicilia, Abruzzo, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte). Il punto di partenza è rappresentato da una selezione di vini che vengono sottoposti alla de-alcolizzazione, grazie alla collaborazione con un partner tedesco specializzato.
“Questa nuova categoria di prodotto ci permette di servire in maniera migliore alcune geografie dove siamo già presenti, andando a offrire un’alternativa a chi cerca un prodotto per far fronte a particolare esigenze, per esempio in occasione del famoso dry-january. Per farlo, usare un brand conosciuto, già affermato in una categoria, credo che possa essere un’arma vincente. I primi segnali, che provengono da Germania, Nord Europa, Stati Uniti, sono discreti”, conclude Romani.