C’è dell’ottimismo in casa Cantina Produttori di Valdobbiadene. La cooperativa veneta, presente nel mercato anche con il marchio Val d’Oca, dopo aver archiviato l’anno fiscale 2019/20 (chiuso al 30 giugno 2020) in linea con il 2018/19 (e quindi sui 50 milioni di euro), stima che l’esercizio in corso fiscale possa essere “superiore sia in volume sia in valore rispetto a quello passato. E se maggio e giugno andranno come i mesi precedenti, faremo davvero un ottimo anno”, racconta il DG Alessandro Vella a Pambianco Wine&Food. “Il fatto di aver diluiti gli effetti della crisi in due diversi esercizi fiscali ci fa resistere meglio. Senza contare, poi, che abbiamo anche la fortuna di trovarci in un distretto, quello del prosecco, che va bene e ha resistito meglio di altri”.
La vendite della cantina sono tradizionalmente ripartite tra il canale della Gdo Italia che pesa per il 40%, l’estero con il 30% e l’Horeca che vale il 28 per cento. Il buon andamento è frutto della performance della Gdo, che “è andata molto bene”, così come dell’e-commerce, canali che “ci hanno permesso di recuperare di più rispetto a quanto perso sull’Horeca, sul quale ha pesato soprattutto la mancanza delle attività dei bar, e di quello che possiamo definire ‘l’orario aperitivo’. È qui infatti che c’è stata la vera perdita numerica di volume”. E anche, “se vogliamo essere più specifici, è mancato più il prosecco doc, che è appunto molto dedicato al canale bar e all’estero. Noi, che produciamo comunque più docg, siamo in 50 mercati per cui, tutto sommato, l’estero non ha subito contraccolpi importanti, anzi ha continuato a crescere a doppia cifra”.
Tra i Paesi che più si sono distinti c’è la Russia, “non tanto per ragioni legate alla pandemia, quanto più perché lì non eravamo proprio presenti, mentre ora lo siamo in maniera importante nella grande distribuzione, e nell’ultimo anno e mezzo/due anni è cresciuta molto”. A questa si aggiunge poi la regione scandinava, che “ha resistito molto bene” grazie anche al fatto che la cantina è presente nei monopoli di stato che non hanno mai chiuso, “in Norvegia siamo cresciuti, così come anche in tutto il sud est asiatico. Chi ha fatto difetto sono i mercati più maturi e tradizionali come Germania, Austria, Svizzera, Usa, e Inghilterra”.
Il restante 2% dei ricavi è generato dalla vendita diretta, tra negozio ed e-commerce (lanciato nel 2010), il quale, all’inizio della pandemia, ha addirittura registrato crescite in tripla cifra che poi pian piano si sono equilibrate, pur rimanendo comunque intorno al +20/25 per cento. L’obiettivo, in ogni caso, è quello arrivare, da qui a cinque anni, a quota 5% del fatturato”. Non a caso, “nell’arco di tre anni, andremo a investire circa mezzo milione di euro solo per lo sviluppo dell’e-commerce”.
In ogni caso, “per noi il valore più importante, essendo una cooperativa, è quello della liquidazione ai soci.” L’anno precedente “c’è stata una quantità molto bassa in vendemmia, 122 mila quintali a fronte di un potenziale di oltre 160 mila”. Nella vendemmia 2020, invece, “abbiamo portato a casa 147 mila quintali, circa 25 mila in più, e inoltre siamo stati capaci di valorizzare meglio le uve, quindi avremmo una liquidazione in quantità e valore più alta dell’anno scorso”.