Conti in positivo per i produttori del prosciutto di San Daniele. Il giro d’affari previsto a fine anno dal direttore del consorzio di tutela, Mario Emilio Cichetti, è di 345 milioni di euro (calcolato al sell in), con una quota export che sfiora il 20 percento. I primi mercati esteri di destinazione sono Francia, Germania e Stati Uniti. L’aumento produttivo del 2018 è del 5% e quello di vendita di circa il 2%, con una differenza tra il primo e il secondo dato che, spiega il consorzio, dipende soprattutto dalla tendenza al prolungamento dei tempi di stagionatura per arrivare sul mercato con un prodotto di qualità superiore e posizionamento più alto. In evidenza anche il dato annuale sul prodotto affettato e venduto in vaschetta, in progressione di quasi il 10 percento.
“Lo scenario è positivo – afferma Cichetti – e il prodotto è destinato a crescere soprattutto nei mercati internazionali. Il trend è aumentato significativamente negli ultimi cinque anni, dal 12-13% del 2013 all’attuale 19% con forti crescite ovunque ci sia richiesta di un prodotto made in Italy di alta gamma”. Un’esperienza significativa riguarda il Canada, dove il prodotto fino allo scorso anno non era esportabile con marchio San Daniele perché si trattava di un brand privato legalmente registrato in loco da un gruppo che proponeva diversi tipi di salumi canadesi, compresi speck e mortadella. “Eravamo costretti a vendere il nostro prodotto come ‘Authentic Italian Prosciutto’ – ricorda il direttore – ma poi grazie al Ceta noi abbiamo potuto operare con il marchio dop e loro sono stati costretti a marchiare il salume locale come made in Canada. Il Ceta ha fatto chiarezza e noi siamo pienamente favorevoli ad accordi bilaterali come questo, o come quello in discussione con il Giappone, perché gli accordi gestiti con logiche di mutuo scambio vanno a beneficio dei patrimoni agroalimentari italiani”.
Un altro punto a favore delle attività del consorzio, formato da 31 aziende operanti nella dop tra cui i big come Dok Dall’Ava, Grandi Salumifici Italiani e Framon (gruppo Beretta), è quella della promozione che dallo scorso anno ha visto l’inserimento nella ristorazione a partire da Fico Eataly World, il parco agroalimentare di Bologna, dove è stato creato il format Al San Daniele in collaborazione con Alessandro Fuzzi, chef del ristorante bolognese Al Boccon Divino. Al termine del primo anno di attività, gli incassi si aggirano sui 280 mila euro, giudicati in linea con le aspettative. “Dopo una partenza scoppiettante – racconta Cichetti – l’attività in estate era scesa in maniera piuttosto evidente ma da agosto, grazie agli investimenti in comunicazione da parte di Fico, la ripresa è stata altrettanto rapida. Credo che il messaggio di Fico Eataly World vada metabolizzato. Da operatore coinvolto, vorrei fosse un po’ più Gardaland del cibo, perché chi va a visitare un parco agroalimentare si aspetta anche un certo contenuto di divertimento, ma so che è in programma un incremento dei contenuti di animazione”.
L’aumento medio delle presenze mensili a Fico, visto dall’osservatorio del San Daniele, è del 15% mese su mese da agosto a oggi. In definitiva, il test viene considerato positivo e pertanto il format potrebbe essere replicato su altre piazze. “Stiamo valutando con interesse, assieme al partner, l’idea di aprire in aeroporti e soprattutto stazioni ferroviarie, partendo da Milano e Roma”, conclude il direttore del consorzio.