Prosegue la corsa del Prosecco. Sembra infatti inarrestabile la crescita della Doc più impetuosa d’Italia, che ha chiuso il 2021 con un incremento della produzione del 25,4% e nei primi quattro mesi del 2022 mette a segno un ulteriore +17,8% di imbottigliato.
Sono numeri pesanti, che portano il fatturato della denominazione oltre quota 3 miliardi di euro, ma il presidente del Consorzio di tutela Stefano Zanette ci tiene a sottolineare come contestualmente non sia diminuito il valore della bottiglia, che anzi è incrementato leggermente.
Presidente Zanette, come si è chiuso il 2021?
“La produzione complessiva di Prosecco Doc ha visto a fine anno un balzo del 25,4%, passando dai 500 milioni di bottiglie del 2020 ai 627 milioni del 2021, di cui 71,5 milioni di Prosecco rosé. L’export è cresciuto del 27% in volume rispetto al 2020, con UK, USA, Germania e Francia a trainare. Il dato più interessante è però la tenuta del valore della bottiglia: non è diminuito a fronte di un aumento di 127 milioni di bottiglie, anzi c’è stato un leggero incremento (+0,6% nel 2021 secondo i dati Gdo Italia). Il fatturato totale della denominazione, che conta oltre 12mila produttori, ora supera i 3 miliardi di euro”.
Come è iniziato il 2022?
“Nei primi quattro mesi dell’anno sono state imbottigliate circa 196 milioni di bottiglie (22 milioni di rosé), con una crescita del 17,8% rispetto allo stesso periodo del 2020. In particolare, si osserva come le tipologie Prosecco Doc e Doc rosé sono complementari, infatti non stiamo registrando fenomeni di sostituzione”.
Su quali nuovi progetti è concentrata la denominazione quest’anno?
“Le attese positive – sia in termini di volumi che di valore – vedono la Denominazione fortemente impegnata nella ricerca per il miglioramento del prodotto (caratteristiche organolettiche, segmentazione qualitativa), ma anche nella sostenibilità ambientale ed etico-sociale del prodotto per il territorio. Il Consorzio è impegnato a rafforzare la promozione tesa a consolidare il successo del Prosecco nei mercati tradizionali, sviluppando al contempo quelli emergenti”.
Guardando al nodo sostenibilità, come si sta muovendo la denominazione?
“La corsa verso la certificazione Equalitas avanza senza esitazioni e il Consorzio da anni lavora al raggiungimento di un livello elevato di sostenibilità. Le sperimentazioni già effettuate in campo hanno evidenziato come una viticoltura innovativa possa adempiere alla funzione di ridurre gli impatti ambientali in agricoltura, salvaguardando quantità e qualità del raccolto e generando risvolti positivi anche nel tessuto sociale del territorio del Prosecco. Oggi il 6,6% della produzione è bio e il 22,3% è certificato come produzione integrata (Sqnpi)
Se dovessimo fare un bilancio sulla distanza dell’impatto di Brexit sul sistema vino e sul Prosecco in particolare?
“Nessuno tsunami come effetto della Brexit, però qualche variazione sul mercato UK c’è stata: il consumo è aumentato in forma attenuata rispetto al trend degli anni precedenti (solo +5,8% nel 2021), pur rimanendo il primo sbocco commerciale con un 24,5% dell’intera quota export. E va tenuto presente che al Prosecco Doc che arriva direttamente dall’Italia, andrebbe aggiunto quello che arriva con la riesportazione del Belgio”.
Quali sono gli impatti della crisi geopolitica sul fronte ucraino per il prosecco Doc?
“Russia e Ucraina insieme valgono oggi il 3,7% della quota export, un mercato molto interessante sul quale stavamo lavorando bene. Nel 2021 la Russia aveva registrato una crescita del 62,3% sull’anno precedente e l’Ucraina del 72,1. Non sono ancora disponibili i dati doganali relativi al periodo del conflitto, ma è plausibile che le vendite verso questi due Paesi registrino una significativa contrazione”.
Qual è l’impatto dell’aumento dei costi di materie prime e logistica che si registra sui mercati?
“Come in tutti settori, anche il Prosecco accusa il colpo dei maggiori costi delle materie prime, dell’energia e dei trasporti. Inoltre la penuria di vetro per le bottiglie, della carta (per etichette) e addirittura di tappi e gabbiette, rendono molto più difficile programmare il lavoro e onorare i tempi di consegna, soprattutto alla luce delle difficoltà logistiche di movimentazione merci via mare.