“Il 2023 è stato il miglior anno di sempre per Miscusi“, racconta il founder del marchio Alberto Cartasegna a Pambianco Wine&Food. La catena italiana di ristoranti di pasta ha archiviato l’esercizio con ricavi pari a circa 15 milioni di euro, a +20% sul 2022. Inoltre, “abbiamo raggiunto margini ed ebitda positivi, registrando una crescita sana e controllata, dopo due anni decisamente difficili a causa delle chiusure per la pandemia”.
Nel corso del 2024 si stagliano nuove aperture. “Puntiamo ad inaugurare almeno tra gli otto e i dieci nuovi locali quest’anno, sia diretti che in franchising”, continua il founder. “Per i dettagli vogliamo osservare mese per mese come evolve la situazione macro-economica, di grande incertezza attualmente. Tuttavia, anche se osserviamo sul mercato una generale flessione nei consumi, influenzati dalla politica monetaria dello scorso anno, noi siamo in controtendenza, registrando volumi in crescita ogni mese”.
Nel complesso oggi il marchio conta 16 ristoranti, di cui tre ‘high tech’ che seguono il nuovo format tutto al digitale introdotto per la prima volta nel locale in piazza Gae Aulenti a Milano. “Nel resto dell’anno ne abbiamo aperti altri due, uno ad Assago e uno al Merlata Bloom, e devo dire che stanno andando molto bene, infatti abbiamo in programma di aprirne ancora”.
Sull’estero, oltre al locale già esistente di Covent Garden a Londra, “rimaniamo cauti”, dice Cartasegna. “Resta sicuramente tra i nostri progetti, ma quest’anno preferiamo concentrarci sull’Italia con il progetto del franchising che spingeremo probabilmente nel Nord Italia, consolidando la nostra presenza”.
Certificata B-Corp, l’azienda considera la sostenibilità uno dei principali pilastri del proprio core business. E, qualche giorno fa, Miscusi ha fatto un passo in più, con la presentazione del suo ‘fusillone di sorgo’, sviluppato in collaborazione con il centro sperimentale Agrifuture di MartinoRossi. Questa pasta cresce senza bisogno di irrigazione, riducendo così le emissioni di Co2 del 78% e usando circa il 90% di acqua in meno rispetto ad un grano generico coltivato con le convenzionali tecniche agricole.