Non si arresta la crescita internazionale di Cova, pasticceria milanese fondata nel 1817 da Antonio Cova. In orbita al gruppo Lvmh dal 2013, la realtà da circa 44 milioni di euro di ricavi nel 2021, tra negozi diretti e franchising, è pronta a proseguire la sua espansione internazionale, iniziata con la prima apertura estera a Hong Kong nel 1993, forte anche di un 2022 che sancisce una piena ripresa.
“Il 2022 segna finalmente il ritorno alla normalità – spiega a Pambianco Wine&Food la CEO Paola Faccioli – con una forte ripresa del catering e il proseguimento dell’espansione internazionale del brand” che conta circa 30 store nel mondo, dislocati principalmente tra Cina (dove al format classico si aggiunge il retail),
Medio Oriente ed Europa. A inizio anno Cova ha infatti aperto a Monte Carlo la sua seconda location nella città monegasca, sempre in collaborazione con Flavio Briatore, a cui si sono aggiunte, nel corso dell’anno, due aperture in Medio Oriente: in Kuwait e, proprio negli scorsi giorni, a Doha in occasione dei mondiali di calcio. In entrambe, “abbiamo riproposto il nostro concept classico ed è bello vedere come anche gli arabi apprezzino il gesto tipicamente italiano di bere il caffè e il cappuccino al banco”. Ora “abbiamo in pipeline altre aperture in Middle East per il 2023”.
Nonostante la pandemia ancora imperante, Cova ha piantato una bandierina significativa anche nel 2021 aprendo una location diretta a Parigi, un progetto che “ci ha riempito di grande orgoglio perché una pasticceria italiana che si afferma nel mercato francese ha un significato molto forte, oltre a rappresentare una sfida importante. Inoltre, questa apertura ci ha aiutato ad avere un po’ più di internazionalità europea”. In termini di un’ulteriore espansione nel Vecchio Continente, “c’era un’altra apertura quasi decisa in Europa – racconta Faccioli – ma questi due anni di Covid ci hanno un po’ fermati. L’opening è lì nel business plan ma lo stiamo tenendo per il futuro. Penso dopo il 2023, ma mai dire mai”. Anche in questo caso, l’apertura sarebbe diretta, mentre in località più remote, dove è più difficile avere il controllo, specifica Faccioli, si opta per il franchising.
Per quanto riguarda l’espansione in Italia, questa “è sempre stata un grosso punto di domanda. Abbiamo sempre pensato che l’unicità ed esclusività di Cova non permettesse di trovare una seconda location in Italia. Oggi, però, non mi sento di escludere che si possa fare, vedremo”. E se la seconda location italiana è ancora ben lontana dal trovare una sua reale realizzazione, Cova nel frattempo collabora a livello stagionale con diverse realtà, quali lo stabilimento Alpemare della famiglia Bocelli a Forte dei Marmi e il ristorante Cadran Solaire a Courmayeur. A queste location stagionali, si aggiunge poi il carretto dei gelati a Mykonos.
E gli Stati Uniti? Sono “nei miei sogni”, spiega Faccioli, “Noi spediamo moltissimo Oltreoceano, sia a clienti B2b sia B2c, e quindi stiamo valutando di sbarcare nel territorio con un progetto di punti vendita retail”.
Oltre alla presenza offline, in tempo di pandemia Cova ha lanciato la propria piattaforma online, a cui si aggiunge il servizio di click & collect a Parigi. L’e-shop “è un canale molto importante per la campagna natalizia e pasquale. Durante il resto dell’anno c’è, ma non è tra i nostri canali preferiti poiché la nostra mission è far venire il cliente in negozio”, conclude Faccioli.