Miscusi apre un nuovo format tutto al digitale, prevede l’apertura di nuovi locali entro la fine dell’anno e valuta il franchising. Sono diverse le novità della catena di ristoranti di pasta che lunedì aprirà le porte di un nuovo ristorante high tech le cui parole chiave sono: innovazione, sostenibilità e qualità. “Per noi è un ritorno alle origini – racconta il founder Alberto Cartasegna a Pambianco Wine&Food – perché il primo Miscusi era nato proprio con questa idea: essere ‘fast casual’, ovvero offrire prodotti di qualità, velocemente, con prezzi accessibili e puntando sulla digitalizzazione”.
Il nuovo Miscusi in piazza Gae Aulenti 1, con 70 coperti in 160mq, introduce una modalità di ordinazione digitale tramite schermi touch screen e un servizio ‘snello’ grazie alla chiamata con ritiro al bancone, pur mantenendo i tratti ‘tipici’ del brand come il pastificio a vista in cui ogni giorno viene prodotta la pasta fresca. “È stato il gruppo Coima – che gestisce il patrimonio immobiliare del quartiere Porta Nuova – a chiamarci per aprire in questo spazio: ci conoscevano da tempo e mancava una proposta culinaria della pasta nel ‘food district'”.
Certificata B-Corp, l’azienda considera la sostenibilità main core del proprio business ed è in linea con l’obiettivo Onu che prevede di ridurre da 3kg a 1,5 kg al giorno le emissioni di Co2 collegate all’alimentazione. Allo stesso modo i suoi fornitori emettono l’80% di Co2 in meno rispetto alla media e ogni store è alimentato al 100% da energia proveniente da fonti rinnovabili certificate.
Con un fatturato stimato di circa 13 milioni di euro nel 2022, “proiettiamo una chiusura per l’anno in corso di quasi 17 milioni, complici questa nuova apertura e altre in previsione”, aggiunge il founder. “Continua comunque il sostegno di tutti gli investitori che hanno confermato la loro fiducia – Mip, Picus, Kitchen Fund oltre agli storici business angels – e di quelli nuovi – Amundi e Gaetano Marzotto – che hanno contribuito alla raccolta di un round complessivo di 10 milioni di euro”.
Con la nuova apertura il marchio tocca quota 14 locali, di cui uno all’estero, a Covent Garden, Londra. “Stiamo ragionando su quali saranno i prossimi passi osservando anche come andrà questo nuovo format digitale, sicuramente più facile da esportare, accelerando la crescita sia in Italia – per canali come mall, business district, travel, veloce da scalare – sia all’estero”.
Ed è proprio all’estero che il marchio fondato nel 2017 si dice ‘aperto’ all’idea di franchising. “Ci stiamo pensando con partner di sviluppo per il ‘master franchising'”, continua Cartasegna. “Lo consideriamo un modo per riuscire a penetrare un nuovo mercato, lontano dalle nostre conoscenze. Se parliamo di Europa, come può essere Spagna o Germania, siamo intenzionati a utilizzare la vendita diretta con l’apertura di nuovi ristoranti, se parliamo di una strategia di sviluppo fuori Europa pensiamo al master franchising, affidando la nostra ingegneria di cucina ma lasciandola poi sviluppare a chi conosce bene il mercato di riferimento”.
A maggio scorso, intanto, il marchio è entrato in Berberè realizzando un investimento che l’ha visto rilevare il 23,5% del capitale dell’insegna di pizzerie. “C’è sempre stata una bella sinergia tra di noi e una forte stima reciproca”, conclude il founder. “A livello strategico abbiamo fornitori in comune che ci permettono di scalare i volumi in modo importante”.