Rallentamenti per Masi Agricola che archivia il 2023 con ricavi pari a 66,4 milioni di euro, in decrescita dell’11% sul 2022. Performance negativa anche per l’ebitda consolidato, che si attesta sui 7,2 milioni di euro (con un ebitda margin al 10,9%) contro i 13,2 dell’esercizio precedente (ebitda margin 17,7%), e per l’ebit, che scende a 3 milioni di euro dagli 8 milioni del 2022. L’utile netto si attesta sui 700mila euro contro i 4,5 milioni di euro dell’anno precedente.
Dopo un 2022 caratterizzato da riassortimenti degli stock da parte della filiera distributiva, “il 2023 è stato un anno di riflusso”, ha commentato Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola. Le motivazioni dietro alla decrescita sono da attribuirsi a “una vendemmia quantitativamente penalizzata e compromessa dalla peronospera e alla permanenza di costi operativi ancora elevati per effetto degli eccezionali aumenti dei prezzi delle materie prime, dei derivati e dell’energia iniziati nel 2022, che hanno abbassato la redditività”.
Dei 66,4 milioni di euro di fatturato, il 44,9% è stato generato dai premium wines (in linea con il 2022), il 29,4% dai top wines (30,4% nel 2022) e il 25,7% dai classic wines (contro il 24,4% dell’esercizio precedente).
A livello geografico le vendite sul mercato italiano sono rimaste stabili (+0,4%), in controtendenza rispetto all’andamento negli altri Paesi europei, dove Masi Agricola ha registrato un calo del 9,6 per cento. Segno meno anche per le Americhe e il resto del mondo, che hanno riportato una flessione delle vendite rispettivamente del 19,2% e del 28,1 per cento.
Il 2024 è iniziato con un andamento “tutt’altro che migliorativo – continua Boscaini -, continuiamo a lavorare sulla strategia della premiumness, omnicanalità distributiva, direct-to-consumer, innovazione di prodotto, a partire da quanto stiamo presentando alle fiere di settore”.
Inoltre, dopo le dimissioni di Renzo Rosso dal consiglio di amministrazione della tenuta agricola a marzo 2023, segue oggi l’uscita, dal capitale di Masi, della sua intera società Red Circle Investments, che deteneva una quota del 10 per cento. Questa partecipazione è stata venduta a Sandro Boscaini, Bruno Boscaini e Mario Boscaini che ora si trovano a detenere ciascuno il 27,83% del capitale sociale. “Le parti attraverso un dialogo aperto, costruttivo e basato sul rispetto reciproco, hanno chiarito le rispettive posizioni e i rapporti, superando con soddisfazione i contrasti insorti”, recita una nota. Inoltre, si aggiunge, sarà intrapresa un’iniziativa benefica verso un’organizzazione scelta di comune accordo da Renzo Rosso e Sandro Boscaini.