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L’Amarone traina Masi Agricola. Renzo Rosso fuori dal cda

Sandro Boscaini

L’Amarone traina Masi Agricola. Renzo Rosso fuori dal cda

by Redazione
13 Marzo 2023

“Per Masi il 2022 è stato più che mai l’anno dell’Amarone”. Lo afferma la stessa società radicata in Valpolicella Classica e quotata all’Euronext Growth Milan dopo aver archiviato il 2022 con ricavi netti consolidati per 74,7 milioni di euro, in aumento del 12,6% sui 66,4 milioni del 2021. Di questi, infatti, il 30,8% è stato generato dai top wines, in cui appunto rientra l’Amarone, (27,8% nel 2021), il 44,8% dai premium (48% nel 2021) e il 24,4% dai classic wines (24,2 per cento).

“Rispetto al consueto mix aziendale – si legge in una nota – che storicamente vede la ripartizione Top-Premium-Classic Wines attestarsi su livelli medi 25%-50%-25%, l’esercizio di bilancio conferma la tendenza di crescita del mix già riscontrata nei reporting trimestrali e anche nell’esercizio precedente”. Per Masi, quindi, “il 2022 è stato più che mai l’anno dell’Amarone”. E infatti, il nuovo Amarone Vajo dei Masi dell’annata 1997 “ha generato effetti positivi in termini sia di ricavi che di redditività”.

Dal punto di vista geografico, sono le Americhe ad aver inciso maggiormente sui ricavi (quasi 25 milioni di euro, +14 per cento), ma in termini percentuali è il Resto del Mondo l’area che cresce maggiormente (oltre +58% a 4,4 milioni), “anche grazie al canale duty free dei relativi Paesi”. L’Italia, che genera ricavi per quasi 21 milioni, ha messo a segno una crescita di quasi il 21 per cento.

Tra le altre determinanti di crescita, si conta “l’elevata propensione dei mercati, soprattutto quelli oltreoceano, iniziata nel 2021, ad anticipare gli ordini di acquisto per premunirsi da eventuali aumenti di prezzo e per fronteggiare le accentuate difficoltà dei trasporti internazionali”. Detto ciò, “la normalizzazione di tale propensione ha portato nel quarto trimestre 2022 a uno storno del trend in essere per i primi nove mesi: in termini di ricavi consolidati, infatti, il quarto trimestre 2022 ha registrato un -10% sul quarto trimestre 2021”.

L’ebitda consolidato si è attestato a 13,2 milioni di euro (ebitda margin 17,7%), contro i 12,9 milioni dell’esercizio 2021 (ebitda margin 19,5 per cento). L’ebit è stato di 8,8 milioni (erano 8,7 milioni nell’esercizio precedente), mentre l’utile netto consolidato, su cui hanno pesato i cambi negativi registrati nel quarto trimestre, è invece passato dai 5,4 milioni del 2021 ai 4,5 milioni del 2022. L’indebitamento finanziario netto consolidato al 31 dicembre 2022 ammonta a 7,7 milioni, contro i 2,7 milioni nel 2021.

“Un 2022 positivo, per quanto influenzato da elementi poco controllabili e più contingenti che strutturali”, commenta il presidente Sandro Boscaini. “Tra essi la tendenza della clientela, soprattutto estera, ad approvvigionarsi in abbondanza o ad alleggerirsi, i pesanti aumenti dei costi, sia di prodotto che operativi in generale. I cambi hanno giocato un effetto favorevole nei primi nove mesi, ma molto negativo nell’ultimo trimestre”.

“Dopo la pandemia e con la guerra in Europa – prosegue Boscaini – abbiamo assistito a trend disarmonici nei vari canali distributivi e nei Paesi in cui operiamo, fattispecie che conferma l’importanza della nostra strategia di omnicanalità, ai fini sia del posizionamento di marca che di mitigazione del rischio di business”.

Lo scorso 9 marzo, Renzo Rosso, che controlla la società Red Circle Investments che detiene il 10% del capitale sociale di Masi, ha rassegnato le dimissioni da consigliere di amministrazione indipendente. Le motivazioni si rifanno a “una sua perdita di interesse nel rivestire la carica non essendo riuscito ad ‘apportare un contributo professionale e innovativo ai processi gestori’ e lamentando, al contempo, che il governo societario di Masi non è ‘in linea con gli standard di riferimento di società con azioni negoziate sui mercati di capitali’ “. Masi “ritiene di sottolineare che al Sig. Rosso non è mai stata negata l’opportunità di esprimere le proprie valutazioni nell’ambito del dibattito consiliare, anche con riferimento al governo societario”.

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