Giovanni Mantovani non è più il direttore generale di Veronafiere. Dopo 37 anni all’interno dell’organizzatore feristico (a cui fa capo, tra le altre, Vinitaly), dei quali quasi 25 al vertice, Mantovani è giunto al termine del mandato. Al momento non è stato individuato un successore.
Questo però non rappresenta un addio per il manager, che resterà nel sistema fieristico come presidente di Piemmeti, società controllata del Gruppo Veronafiere, come membro del board dell’Ufi (The Global Association of the Exhibition Industry) e, dal prossimo settembre, come senior advisor del top management della capogruppo.
“Lascio il mio incarico con la certezza e la soddisfazione di aver contribuito allo sviluppo di quello che oggi è il quarto player fieristico nazionale e primo per rassegne organizzate direttamente”, commenta Mantovani. “Dopo due anni di pandemia, gli indicatori finanziari dell’azienda sono di nuovo in sicurezza. Un risultato non scontato che la proietta verso ulteriori piani di crescita sullo scenario nazionale e internazionale, grazie ai più importanti prodotti storici come Vinitaly, Marmomac, Fieracavalli, Fieragricola e Samoter”.
Il bilancio al 31 dicembre 2021 di Veronafiere è stato chiuso con un fatturato di 73,6 milioni di euro che, senza i 31,2 milioni di ristori (ottenuti grazie al lavoro fatto da Aefi con il Governo e i Ministeri preposti), sarebbero stati 42,4 milioni (+14% sul 2020). L’ebitda è risultato positivo per 18 milioni di euro, “principalmente riconducibile alla ripresa del business nel secondo semestre oltre che ai contributi ricevuti nell’esercizio”, come recita una nota, e un risultato netto di gruppo pari a 4,2 milioni di euro.
Nelle scorse settimane, Veronafiere ha inoltre nominato Federico Bricolo in qualità di nuovo presidente per il triennio 2022-2025. Bricolo è andato così a sostituire l’uscente Maurizio Danese che rimane nel cda, di cui fanno parte anche Romano Artoni, nominato vicepresidente, Matteo Gelmetti, Alberto Segafredo, Alex Vantini e Mario Veronesi.