Con un investimento di 5 milioni di euro sviluppato in cinque anni, la famiglia Cecchetto – fino ad oggi alla guida di altre due realtà vitivinicole, Ca’ di Rajo e Terre di Rai – approda in Friuli. Dall’acquisizione di una realtà da tempo dismessa nei pressi di Borgo Salariis a Treppo Grande, in provincia di Udine, nasce infatti Aganis il nuovo progetto di Simone, Fabio e Alessio Cecchetto.
La famiglia Cecchetto guida un ‘gruppo’ vitivinicolo da 40 milioni di euro di fatturato, da anni impegnato nella valorizzazione del Raboso e del metodo di allevamento a Bellussera, oggi in via di estinzione. E ora i tre fratelli si propongono di esportare in Friuli la stessa passione. “Ci siamo trovati davanti alla possibilità di affrontare una nuova sfida – spiegano – dopo aver portato Ca’ di Rajo ad essere una realtà che esporta in oltre 50 Paesi e aver già dato vita a una seconda azienda, Terre di Rai, che raccoglie l’esperienza della nostra famiglia”.
Aganis è un progetto della terza generazione, un progetto contemporaneo e “un nuovo punto di partenza”, rimarcano i Cecchetto. Il nome richiama il termine dialettale che definisce le agane, figure femminili della mitologia alpina, particolarmente note in Carnia, che abitano attorno ai corsi d’acqua. “Fin dal nome questa azienda esprime la nostra volontà di dare vita a vini che sappiano parlare di territorio e di tradizioni in chiave moderna”, chiosano.
Il progetto prevede la produzione di due spumanti, una Ribolla Gialla e un Rosé da uve 100% Pinot Nero, e una serie di autoctoni come Friulano, Refosco, Malvasia e Ribolla Gialla. Tra i vitigni internazionali, un Merlot, un Cabernet Sauvignon, un Sauvignon e uno Chardonnay.
L’azienda è composta da 22 ettari di vigneti e 15 di boschi. Un “ecosistema perfetto”, lo definiscono gli acquirenti, nel quale la viticoltura si integra a un habitat naturale di grande fascino. E infatti tra gli obiettivi cruciali c’è un progetto integrato in chiave enoturistica, con la realizzazione di uno spazio dedicato all’ospitalità alberghiera (diffusa anche tra i filari) che guardi ai cicloturisti che percorrono la vicina ciclovia Alpe Adria (da Salisburgo a Grado) e che offra un’evasione sensoriale a chi visita l’ippovia e il parco botanico del Cormor.