Se il 2021 si è chiuso molto positivamente rispetto alle aspettative, con un consolidato vicino ai 440 milioni di euro (in crescita del 7% circa, vicino al 2019 ma non per redditività), il 2022 in casa Gruppo Italiano Vini sembra segnato dall’incertezza. “Il budget che avevo impostato prima degli aumenti degli ultimi mesi prevedeva un ripristino della situazione pre-pandemia, in allineamento con il 2019 che era stato il nostro anno record”, spiega a Pambianco Wine&Food Roberta Corrà, direttore generale del Gruppo e AD delle controllate in Usa e Francia. Quella prospettiva di ritorno alla normalità è stata però infranta dalla crisi geopolitica e soprattutto dall’impennata dei costi.
“Tutto è relativo – chiosa Corrà – perché nel piano della pandemia eravamo sicuramente preoccupati per la salute pubblica e per il business, ma abbiamo visto che le nostre aziende sono rimaste in piedi bene, in particolare grazie all’off premise”. Quest’anno, invece, “si sta rivelando più complicato da gestire: veniamo da due anni di difficolta psicologica, abbiamo lavorato sul rimodellamento dei nostri sistemi di business, cercando occasioni che non avevamo esplorato prima e tutto questo ci ha fatto bene, ma ci ha stancato molto. Questo era l’anno per far partire progetti nuovi e belli, che avevamo in cantiere, e invece ci troviamo a confrontarci con costi delle materie prime e dell’energia, della logistica e dei trasporti che sicuramente inficiano lo sviluppo”.
Ecco allora che quel budget ottimistico per il 2022 è destinato ad un aggiornamento – non in positivo – al prossimo revised. E poco conta, in apparenza, la crisi in Ucraina, perché ha congelato i due mercati e gli importatori (di peso) di Giv in Russia sono alla finestra, ma i numeri erano contenuti.
Non mancano invece i nuovi progetti sul fronte prodotto. “Stiamo lavorando da tre anni su una riorganizzazione e sul riposizionamento di tutte le aziende del Sud Italia – spiega la DG Corrà – concentrandoci sui vini e sul packaging. Siamo stati rallentati dalla situazione internazionale, ma contiamo di riuscire a presentare tutte le novità per l’estate. E poi è stato avviato un nuovo progetto su Nino Negri, la nostra cantina più rappresentativa, che lega ogni bottiglia a un territorio di riferimento”.
Frutto di una selezione lunga 120 anni di storia, i vigneti di Nino Negri in cui il Nebbiolo assume “sfumature diverse che raccontano la montagna” diventano oggi protagonisti. Con la nuova linea Vigne di Montagna, dunque, ogni vino è frutto delle uve provenienti da singoli vigneti di proprietà e il nome viene indicato in etichetta. “Per Nino Negri la vigna rappresenta un ‘cru’, quindi il perfetto connubio tra espressione del territorio e il saper fare del vignaiolo e dell’enologo nel pieno rispetto del terroir”, si legge nel prospect della nuova linea.