“Il 2022 doveva essere l’anno dell’uscita definitiva dallo stato di crisi, ma per il mondo del vino ci sono tutte le premesse perché diventi l’anno della tempesta perfetta”. Nei giorni del Vinitaly, la presidente di Federvini Micaela Pallini lancia un segnale forte di allarme di fronte a una crisi complessa che unisce instabilità geopolitica e carenza di materie prime per la filiera.
Dopo un 2021 che ha dimostrato grandi capacità di resilienza e ripresa dei settori vino, distillati e aceti, il 2022 si prospetta grigio, se non nero, stando alle segnalazioni degli operatori. “Da mesi siamo penalizzati una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti – rimarca Pallini intervistata da Pambianco Wine&Food – che ha danneggiato pesantemente il nostro export. A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e la crisi internazionale, che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori”.
COSTI ALLE STELLE
Da un punto di vista degli impatti diretti, “già da inizio anno il settore ha sperimentato aumenti importanti – osserva la presidente – che unitamente al rincaro dell’energia, già pronosticato e a gennaio abbiamo dovuto rivedere tutti i listini. La crisi internazionale ha peggiorato ulteriormente la situazione. Sono aumenti non sindacabili, nel senso che non possiamo trattare con i nostri fornitori perché anche loro sono stretti nella morsa dei prezzi come tutta la filiera e, per paradosso, ci rispondono che piuttosto rifiutano l’ordine”.
Alcuni settori, come le distillerie, sono energivori e nelle prossime settimane il mondo del vino dovrà accendere le frigorie per la conservazione dei vini. L’impatto sarà notevole.
Un problema cruciale è infatti legato ai costi dell’energia “che non sono paritetici su scala globale – osserva Pallini – dato che in aree come Stati Uniti ed estremo Oriente sono nettamente inferiori, quindi è difficile far capire ai nostri importatori che per noi il vetro è aumentato del 25% da gennaio ad oggi e che la bolletta elettrica si è appesantita altrettanto, mentre da loro non è successo. La stessa Francia ha un costo dell’energia che sicuramente si è alzato, ma è più basso del nostro”.
MANCANO BOTTIGLIE E CARTONI
Nello specifico c’è poi un combinato di aumento dei costi e scarsità dei materiali. I rincari interessano tutta la filiera, dai fertilizzanti alla logistica fino ai costi energetici puri, incrementati ulteriormente ad aprile. È però ancora più cruciale l’indisponibilità di prodotto.
“È inutile accettare ordinativi quando non abbiamo le bottiglie per riempirle con i nostri prodotti, né disponiamo del cartone per imballarli – aggiunge Pallini –, perché se i costi sono in continuo aumento, oggi parliamo anche di disponibilità. Molte cartiere si stanno fermando o stanno rallentando la produzione, mentre per il vetro la situazione è drammatica. Come sempre noi dimostriamo una fragilità del sistema Paese e una frammentazione che ricade sul sistema produttivo e aumenta tutti i costi. Le criticità vanno dalla logistica frammentatissima, al fatto che le aziende del vino sono in generale molto piccole e non riescono a fare sistema, ad assorbire certi costi e a gestire investimenti per calmierare i costi energetici”.
L’impatto della crisi in Ucraina è altrettanto pesante. Oltre al dramma umanitario, “rispetto al quale ci sentiamo tutti impotenti, al momento le esportazioni verso i mercati russo e ucraino sono di fatto congelate – riferisce la presidente di Federvini – e per il mondo vino, distillati e aceti parliamo di un giro di affari aggregato che si avvicina ai 250 milioni di euro, peraltro in crescita negli ultimi anni. Inoltre abbiamo scoperto, con la tragedia della guerra, che Paesi come l’Ucraina sono preziose fonti di approvvigionamenti per alcune componenti della nostra filiera”.
CANCER PLAN E INGREDIENTI IN ETICHETTA
In questo contesto di criticità, in ambito europeo il mood non è particolarmente favorevole. “Il grande dibattito sul tema alcol e salute si è ormai spostato su linee che non hanno buon senso né basi scientifiche, dato che sta passando una linea di proibizionismo e di demonizzazione del prodotto che non riflette sulle modalità di consumo”, precisa Pallini.
A questo si aggiungono i nuovi vincoli legati all’indicazione degli ingredienti in etichetta. Un obbligo che scatterà dal 2023 anche per il vino. Per questo Federvini e Unione Italiana Vini presentano al Vinitaly la piattaforma U-Label. U-Label, sviluppata in 24 lingue, consente di fornire ai consumatori in modo chiaro e trasparente, tutte le indicazioni nutrizionali e la lista degli ingredienti dei vini adattata alla normativa del Paese in cui viene letta. La piattaforma prevede il rilascio di un QR Code per ciascun prodotto registrato. Una volta inquadrato con il proprio smartphone il QR Code presente sull’etichetta, il consumatore potrà accedere alle informazioni organolettiche e nutrizionali del prodotto, ai messaggi sul consumo responsabile e all’etichettatura ambientale degli imballaggi.
“Un progetto di innovazione – spiega Pallini – nato in partnership con le associazioni europee Comité Vins e Spirits Europe non solo per anticipare il rispetto delle scadenze definite in sede comunitaria, ma anche per agevolare l’interazione tra produttori e consumatori mediante uno strumento in grado di valorizzare l’esperienza di acquisto e consumo”. La piattaforma garantisce la privacy dei consumatori in quanto non dispone di funzioni di tracciamento se non quelle di geolocalizzazione per favorire la consultazione in base alla lingua.