Federico Grom e Guido Martinetti scendono di nuovo in pista, scegliendo il percorso che più amano, vale a dire quello del gelato. Alla guida: Charles Leclerc, pilota della Ferrari, reo confesso di amare il gelato fin dalla tenera età. Insieme al monegasco e a Nicolas Todt (manager sportivo, nonché figlio di Jean, ex dirigente di Formula Uno), il duo di imprenditori piemontesi si ripresenta sul mercato con Lec, gamma di gelati proposta a ridotto contenuto calorico, ovvero con il 30% in meno rispetto ai parametri di riferimento del mercato (idem sul fronte zuccheri).
Un ritorno per i fondatori del marchio Grom, venduto nel 2015 alla multinazionale Unilever. Da quel momento di loro si è parlato come produttori di vino. Ma al gelato non si resiste. L’incontro è avvenuto un paio di anni fa quando Leclerc, incrociando Federico Grom gli propose di aprire una gelateria a Monte Carlo. Quest’ultimo rispose che si poteva pianificare un progetto a più ampio respiro. Ecco quindi che è nata la linea Lec composta da cinque referenze nel barattolino da 460 ml, ognuna venduta a un prezzo suggerito di 4,99 euro, rispettivamente al gusto vaniglia (Vanilove), caramello (Salty Carammmel), pistacchio (Swirly Pistachi-oh!), cacao (Chocolate Crunch) e variegato caramello/arachidi (Peanut Caramel Tango). Nel 2025 arriveranno nuovi gusti sul quale il team di esperti, capeggiati da Guido Martinetti, sta già lavorando, così come si stanno valutando formati supplementari, soprattutto per un consumo on the go.
Nei piani della compagine societaria, dove ogni componente ha la stessa quota nel capitale, c’è anche l’obiettivo dichiarato di espandere il prodotto all’estero. Un primo confine è già stato valicato. “Entro l’estate Lec ufficializzerà il suo ingresso in Francia”, assicura Federico Grom, parlando in esclusiva con Pambianco Wine&Food, “dopodiché l’obiettivo sarà quello di sbarcare, entro cinque anni, sul mercato statunitense che rappresenta il primo consumatore al mondo di gelato, dove in media un americano ne mangia il doppio rispetto a un italiano; inoltre, il retail made in Usa dispone di format variegati nei quali potere accedere con un prodotto caratteristico come il nostro, buono e con poche calorie”.
Ovviamente, l’espansione del brand sarà agevolata se le vendite iniziali saranno in linea con le aspettative. Qui l’obiettivo è dichiarato: “Riteniamo che il nostro business possa considerarsi economicamente sostenibile se in questi primi dodici mesi registreremo volumi pari a unmilione di barattolini, cifra nella quale inserisco anche l’andamento che riscontreremo in Francia”, auspica Grom, che respinge l’ipotesi che Lec possa trasformarsi in futuro in una catena di gelaterie. “Lo escludiamo categoricamente – esclama l’imprenditore – questo perché, in primis, il retail garantisce volumi maggiori ed è quello di cui ha bisogno un brand neonato. In secondo luogo, sul canale Gdo in passato abbiamo investito sia a livello di risorse economiche che fisiche, e oggi ritengo che quel genere di iniziativa si presti molto di più a chi ha 30 anni rispetto a chi, come me e Guido, ha raggiunto la soglia dei 50”. E in mezzo secolo si è imparato a conoscere un mercato per sua natura volubile sul fronte dei costi delle materie prime. “In tanti anni – analizza Grom – abbiamo sempre assistito a una volatilità dei prezzi, come sta avvenendo in questo momento. È un fenomeno che definirei fisiologico verso il quale siamo obbligati ad adeguarci, speranzosi che, a seguire, ci sia un calo dei costi. Oggi, per esempio, l’ingrediente che subisce più rincari è il cacao base, il cui prezzo, in questo ultimo anno, è triplicato”.
Ultima curiosità: come nasce il nome del prodotto? A rispondere è colui che è al volante della ‘rossa’ e direttamente parte in causa della scelta: “Quando da piccolo guardavo i Gran Premi di F1 in televisione – ha spiegato Leclerc –, i nomi dei piloti sullo schermo erano indicati con le tre prime lettere del loro cognome. Ho proposto quindi di usare la stessa formula. Che per di più è allusiva al mondo dei gelati”.