Ci sono le bollette della luce impazzite, che per chi ha un magazzino, magari a temperatura controllata, non è un problema proprio secondario. Poi c’è l’inflazione che galoppa, con la presenza di listini in aumento per tutti i beni di consumo, da quelli di prima necessità al vino, sino ad arrivare allo champagne. Come si fa a recuperare ossigeno non ribaltando tutti i rincari direttamente sui clienti, magari su un solo prodotto, e poi a cascata sul consumatore finale?
“Deve esserci una maggiore apertura a guardare il futuro accettando la sfida”. Un’apertura che, secondo Luca Cuzziol, deve esserci verso il ruolo dei distributori. L’imprenditore veneto, storico distributore e importatore di vini e distillati di pregio e al tempo stesso presidente di Società Excellence, “un unicum in Europa”, come ama lui stesso ripetere, lo ha recentemente spiegato a Pambianco Wine & Food a latere di Champagne Experience, la manifestazione dedicata allo champagne e organizzata proprio da Società Excellence. Sono stati proprio un nutrito numero di distributori a metterla in piedi, a partire dai 21 che fanno parte di questa società che riesce a riunire sotto lo stesso tetto aziende che tutti i giorni sono in competizione tra di loro sullo stesso mercato. Una categoria, quella dei distributori di vino, che in un’epoca dove in molti settori avanza un modello che premia la disintermediazione – si pensi alla moda, ma non solo –, non solo resiste, ma cresce e sembra diventare sempre più decisiva.
Quanto pesa il nodo dei rincari energetici per un distributore di vino?
Il problema energetico per noi è doppio. Da una parte ci troviamo gli aumenti dei listini dovuti all’energia. Dall’altro abbiamo noi stessi l’aumento dei nostri costi a causa dell’energia. La mia azienda, ad esempio, produce 70 kWh di energia attraverso un impianto fotovoltaico che abbiamo installato otto anni fa, siamo molto attenti a caricare i muletti negli orari migliori, ma nonostante questo siamo passati da 50 mila euro a 130 mila euro di costi energetici in più.
Come fare?
Il problema per noi è recuperare questa quota di costi che abbiamo all’interno della nostra azienda cercando di tamponare il costo che arriva dalla materia prima, vale a dire il vino che distribuiamo. Non possiamo rischiare di mettere insieme le due cose perché, altrimenti, un prodotto come lo champagne potrebbe aumentare troppo. E questo non deve succedere.
Quali strategie potete mettere in atto per arginare questa situazione?
Noi, come Società Excellence, serviamo in questo momento in Italia circa 87mila clienti, un numero molto importante. Possiamo cercare di recuperare fatturato vendendo un vino in un’area dove non vendeva tanto, oppure, come abbiamo fatto noi stessi nella mia azienda, stare molto attenti in fase di programmazione, lavorando con champagne che avevano più disponibilità.
Ma come fate ad andare incontro alle esigenze dei vostri clienti in questo momento?
Noi siamo sostanzialmente aziende logistiche e andiamo incontro alle esigenze di bar o ristoranti che faranno ordini sempre più piccoli per poter riuscire a pagare. I produttori stessi non possono avere la struttura logistica simile a chi fa logistica come noi e quindi dovranno continuare a consegnare 30 o 24 bottiglie, probabilmente, ma in questo momento il cliente non si fida a fare ordini così grandi.
La vostra intermediazione, quindi, riesce a limitare i costi di questa situazione andando incontro alle esigenze dell’Horeca?
I dati in nostro possesso dicono che in Francia il vino venduto direttamente dalla cantina al punto di vendita è pari a circa il 27-30 per cento. In Italia siamo invece al 70 per cento. Questo fa la differenza. Se la nostra categoria crescesse, ma non per ingordigia, e ci fossero quindi ancora più distributori, creeremmo più offerta sul mercato, un’offerta libera. E se gli aumenti dovessero essere alti, noi cercheremmo di assorbirli e recuperarli non abbattendoli su un solo prodotto.