I 25 mila visitatori che hanno preso d’assalto in due soli giorni le aziende vitivinicole bresciane certificano il successo del Festival Franciacorta, che si è tenuto sabato 19 e domenica 20 settembre nell’area di produzione del metodo classico situata tra Brescia e le sponde del lago d’Iseo. “Non potevamo aspettarci di meglio da questo Festival. È il segnale che vino e territorio, insieme, stanno percorrendo la strada giusta” spiega a Pambianco Wine Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta, commentando i risultati del principale evento annuale rivolto al pubblico, con il coinvolgimento di 68 cantine.
Qual è l’importanza di questo Festival per i produttori di Franciacorta?
Ci offre la possibilità far toccare con mano e di far capire a un numero importante di clienti che cos’è un calice di Franciacorta. Riteniamo, in questo territorio, di avere una spiccata propensione alla qualità, che cerchiamo di comunicare in ogni occasione, ma l’osservazione diretta “sul posto” rende certamente meglio l’idea di un bagaglio culturale, tecnico e di passione che qui c’è, mentre altrove è difficile da trovare.
Come vanno le vendite 2015?
Alla fine di luglio, i dati per numero di bottiglie vendute erano in aumento del 14,7%, con una media di prezzo unitario in crescita del 2 per cento. Ciò significa che siamo in ottima salute, perché vendiamo e non svendiamo. Rispetto ai competitor, inoltre, siamo riusciti ad aumentare la destagionalizzazione delle vendite, per quanto gli ultimi tre mesi dell’anno siano comunque determinanti a livello di bilancio.
E l’export?
Quest’anno dovremmo superare l’11 per cento. La crescita complessiva è lenta e non siamo soddisfatti, ma accanto ad aziende che non esportano nulla, perché hanno capacità produttiva appena sufficiente per esaudire la richiesta del mercato interno, ce ne sono altre ormai prossime al 20% di prodotto esportato.
Quali sono i mercati su cui state puntando?
Il Consorzio ha iniziato piuttosto tardi ad avviare la promozione della denominazione ritenendo che, in una prima fase, fosse più opportuno concentrarsi sulla valorizzazione del prodotto e sul raggiungimento di una qualità elevata in tutta l’area. Superata quella fase, cinque anni fa siamo partiti investendo sulla Svizzera, a cui hanno fatto seguito, nell’ordine, Stati Uniti, Giappone, Inghilterra e infine Germania. Attualmente il principale mercato di destinazione dell’export è quello giapponese.
Quali azioni di promozione avete avviato?
Banalmente, ci siamo affidati ad agenzie specializzate nella comunicazione al trade e ai media. Abbiamo deciso di investire sui settoriali a cui eravamo assolutamente estranei, mentre nei Paesi dove siamo radicati da anni ci siamo affidati alle testate consumer, con particolare attenzione verso gli ambiti travel, lifestyle e luxury.
Franciacorta è official sparkling wine di Expo 2015. Che bilancio può fare, seppure parziale, della partecipazione all’esposizione di Milano?
Se settembre e ottobre saranno non dico sopra, ma soltanto in linea con i mesi precedenti, il bilancio risulterà positivo. Il rapporto costo/contatto è già ora inferiore rispetto ad altre manifestazioni enologiche italiane, dove spendiamo probabilmente di più per ottenere molto di meno. Il vantaggio è che a Expo 2015 il vino viene pagato e quando uno paga, conserva un ricordo molto più marcato della qualità di ciò che degusta. Consideriamo che ogni giorno a Expo serviamo circa 700 bicchieri, con punte di oltre mille a settembre, a un prezzo compreso tra i 6 e i 20 euro a calice. E il 30% di chi acquista non aveva nemmeno mai sentito parlare di Franciacorta prima di Expo…
Progetti in vista?
È in corso la sesta revisione del disciplinare in soli vent’anni e lo racconto con orgoglio, perché le più dinamiche tra le denominazioni ne hanno effettuate un paio in 25 anni! Ciò significa che la denominazione è viva e che i produttori di Franciacorta sono disposti a fare un sacrificio pur di alzare l’asticella della qualità. Credo che sia uno dei segreti alla base del successo di questa denominazione, che 15 anni fa era l’ultima in termini volumetrici tra le omologhe e ora, invece, ha raddoppiato il vantaggio che aveva sulla seconda…. L’iter per la revisione è complesso, ma dovremmo riuscire a chiuderlo per la vendemmia 2017.
Ci sono, secondo lei, realtà finanziarie pronte a sondare la zona per effettuare acquisizioni?
Più che fondi di private equity o gruppi finanziari, sono state due primarie aziende estere del settore ad aver perlustrato lo scorso anno il nostro territorio. Credo però che sia ancora presto per concludere operazioni simili. Lo riterrei positivo, perché darebbe un segnale di importanza della Franciacorta, ma l’attuale quota export del territorio è troppo debole per renderci appetibili. La redditività, invece, è mediamente soddisfacente.