I produttori francesi dominano per importanza nel panorama commerciale del vino, ma la considerazione dell’Italia è in forte aumento. A certificarlo è Wine Trade Monitor di Sopexa, agenzia specializzata nel food & drink a livello internazionale, con sede centrale a Parigi e presente in 24 nazioni.
Sopexa ha interrogato 781 operatori di sei nazioni (Belgio, Stati Uniti, Canada, Cina, Hong Kong e Giappone), per il 77% con incarichi decisionali legati ai loro ruoli di CEO, sales manager o chief buyer. In termini di vendite, i vini italiani hanno guadagnato terreno e oggi l’Italia viene indicata, dal 41% degli operatori, tra i paesi d’origine le cui vendite progrediranno maggiormente da oggi al 2020. In vetta resta comunque la Francia: per il 50% del campione, nel 2017 e per i prossimi due anni, i produttori francesi manterranno il vantaggio in particolare negli Stati Uniti, Hong-Kong e Belgio. L’indagine mostra però anche una relativa fragilità dei vini francesi sui mercati cinesi e canadesi, dove saranno sempre più messi in difficoltà dai vini italiani.
A livello di referenze, i vini francesi restano imprescindibili per 9 professionisti su 10, davanti a quelli vini italiani (76%) e spagnoli (71%). Parallelamente, acquistano importanza alcuni competitor, indicati dal 45 al 56% degli operatori, guidati da Cile, Australia e Stati Uniti.
Sotto la voce immagine e reputazione dei vini in base alla loro origine, la miglior performance è sempre quella francese, indicata come tale dal 64% dei partecipanti all’indagine, ma il campanello d’allarme è già suonato in due mercati: Sopexa rileva infatti una perdita di valore dell’immagine francese in Cina e in Canada.
La Spagna, infine, prevale in graduatoria alla voce “attrattività dei prezzi”, precedendo il Cile e l’Italia.
Nell’analisi per regioni, la gamma delle performance future vede 4 regioni francesi leader per il vino rosso (Bordeaux, Linguadoca, Côtes du Rhône e Borgogna), Prosecco e Cava come spumanti più attesi in tutti i mercati e uno strapotere dei francesi in ambito rosé, con il 63% degli operatori a indicare Provenza e Corsica nella top 3 delle vendite future. Per quanto riguarda i bianchi fermi, è da evidenziare il risultato di Marlborough (Nuova Zelanda), i cui vini si impongono ovunque, eccetto in Belgio, nella top 2 dei più promettenti, mentre negli Usa spopolano i vini della Loira.
Un accenno particolare riguarda l’evoluzione in atto per i formati e il packaging. Wine Trade Monitor sottolinea che l’Asia continua a prediligere il vino in bottiglia e il 66% degli operatori asiatici prevede la più alta crescita per i formati mezza bottiglia e altri piccoli formati, mentre in nord America aumenterà la quota dei formati alternativi e più del 40% dei trader di Usa e Canada punterà su bag in box e lattine. Le etichette smart non convincono gli americani ma sono ben viste in Far East: il 75 % dei professionisti giapponesi intervistati e il 54% dei cinesi indicano che sono una risorsa per rassicurare il consumatore iperconnesso sull’autenticità e la tracciabilità del prodotto.