Il crollo delle importazioni russe è da oltre un anno al centro delle analisi economiche del made in Italy, ma anche Mosca ha i suoi problemi in chiave di export. Un esempio arriva dalla vodka.
Secondo quanto riporta il quotidiano finanziario Kommersant, le vendite internazionali del superalcolico più diffuso nell’ex Urss sono crollate del 40% in quantità durante il 2015, toccando i livelli minimi degli ultimi dieci anni, a seguito delle sanzioni imposte dall’occidente nei confronti della Russia per il conflitto in Ucraina. Secondo i dati forniti dalle dogane, il giro d’affari dell’export è sceso a 111,9 milioni di dollari, con flessioni del 35% in valore e del 59% in quantità verso la Gran Bretagna, primo importatore di vodka russa, e del 22% verso gli Stati Uniti. Il peggior risultato riguarda l’Ucraina, che ha ridotto del 70% il proprio import da Mosca nel solo 2015, per un totale di appena 3,87 milioni di dollari: erano 38,6 milioni del 2013.
“A causa di quanto accaduto in Ucraina e Siria – ha dichiarato al quotidiano il direttore del centro studi sul mercato degli alcolici (Csfram), Vadim Droby – l’atteggiamento verso la Russia in occidente è cambiato in peggio e questa potrebbe essere la principale ragione del crollo delle esportazioni di vodka”. Ci sarebbero inoltre delle gravi difficoltà finanziarie da parte dei produttori, privi delle risorse necessarie per promuovere l’export e per distribuire la vodka oltreconfine.
Nonostante la flessione a due cifre, il Regno Unito resta in vetta tra le destinazioni della vodka russa, davanti a Germania, Lettonia e Stati Uniti.