Cresce l’export, aumenta il valore: nonostante un’annata che non ha garantito un’elevata produzione in termini di quantità, il bilancio del 2021 per il vino made in Tuscany è in positivo. A tratteggiare il quadro complessivo la ricerca di Ismea, presentata sabato 19 marzo a Firenze in occasione di PrimAnteprima, la giornata inaugurale della Settimana delle Anteprime di Toscana promossa da Regione Toscana insieme a Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze e da Fondazione Sistema Toscana.
Secondo i dati Artea sulla vendemmia 2021, la Toscana ha prodotto 2,04 milioni di ettolitri di vino, il 7% in meno rispetto al 2020, risultato tra i più bassi degli ultimi cinque anni a causa, in primo luogo, delle gelate primaverili e delle scarse precipitazioni estive.
Per quanto riguarda la produzione di vini Dop, con 1,3 milioni di ettolitri di vino Dop imbottigliato, nel 2020 la Toscana ha rappresentato l’8% del totale italiano, pari a 16,5 milioni di ettolitri. Le prime elaborazioni sui dati 2021, peraltro, indicano una crescita del prodotto imbottigliato Dop dell’8% circa rispetto all’anno precedente, raggiungendo gli 1,4 milioni di ettolitri. Il Chianti da solo rappresenta circa la metà del totale del volume imbottigliato, seguito dal Chianti Classico con il 20 per cento.
Particolarmente positiva la performance sul mercato estero, soprattutto per le etichette Dop che hanno ottenuto incrementi superiori a quelli del settore vino nel complesso. In volume, infatti, sono stati oltrepassati gli 800mila ettolitri (+7,4%), mentre i 625 milioni di euro (di cui 604 nel segmento dei rossi) hanno messo a segno un incremento del 15% su base annua raggiungendo il più alto livello di sempre. Tra i maggiori importatori di vino made in Tuscany resistono in vetta alla classifica gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Canada, Svizzera e Gran Bretagna. Più in basso Francia, Paesi Bassi e Giappone, mentre si riscontra un notevole balzo della Corea del Sud.
La Toscana si conferma terra di vini rossi (87%) e di vini a denominazione di origine protetta, che nel 2021 hanno raggiunto il 70% della produzione totale, contro una media nazionale pari al 45 pr cento. Le superfici vitate si fermano sotto la soglia dei 60mila ettari, di cui 20mila in provincia di Siena e 16mila circa in provincia di Firenze. Il 96% della superficie è destinato a vini a denominazione, una percentuale molto superiore a quella nazionale, che si colloca attorno al 62 per cento. Tra i vitigni domina il Sangiovese, che occupa oltre il 60% delle superfici coltivate, ossia 36mila ettari. Seguono a grande distanza vitigni internazionali quali Merlot (4.834 ettari), Cabernet Sauvignon (3.766 ettari) e vitigni autoctoni come il Trebbiano Toscano (2.344 ettari), il Canaiolo nero (1.160) e la Vernaccia di San Gimignano (810). Su 52 Denominazioni, di cui 11 Docg, Chianti e Chianti Classico rivendicano rispettivamente il 31% e il 21% della superficie.
Da sottolineare, inoltre, che il fenomeno bio è sempre più marcato in Toscana: dopo un avvio incerto negli anni ’90, negli ultimi 10 anni ha registrato un forte incremento. Attualmente, circa un terzo dell’intera superficie a vigneto regionale è coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica, rappresentando il 17% della superficie a bio in Italia. Sono circa 350mila gli ettolitri bio made in Tuscany, il 15% dei 2,2 milioni di ettolitri prodotti a livello nazionale. Se nel 2007 in Toscana erano presenti 500 aziende biologiche, oggi sono oltre 5.000. Un andamento, precisa la ricerca, che ha portato alla crescita della qualità, oltre che della quantità: il vino biologico toscano ha oggi un buon riscontro anche sul fronte dello sfuso, con un prezzo di media superiore dal 10% al 30% rispetto allo stesso vino prodotto in modo convenzionale. A interessarsi maggiormente a questo segmento sono Nord America, Nord Europa e Regno Unito.
Infine, dopo la battuta d’arresto del 2020, il 2021 ha segnato una ripresa delle quotazioni: i vini al vertice della piramide di qualità crescono del 3% in termini di prezzi sul mercato. Vanno meglio i bianchi (+3,5%) dei rossi (+2,5%). Il trend si conferma anche nei primi mesi del 2022, attribuendo la miglior performance in termini di prezzi al Chianti.
A crescere in posizionamento e prezzo medio è anche il Morellino di Scansano Docg. Secondo l’indagine, condotta da Lt Wine & Food Advisory per il Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano, nel 2021 sono state 9.200.000 le bottiglie prodotte, con un valore alla produzione di 51 milioni di euro, distribuite per l’80% in Italia e per la restante quota principalmente negli Stati Uniti, in Germania, Belgio e Svizzera.
Nei canali di distribuzione moderna il Morellino di Scansano emerge non solo per crescita dei volumi (+5,3%), ma anche a valore (+6,7%), grazie a un incremento del prezzo medio dell’1,2 per cento.
Ottimo, infine, l’andamento del vino sfuso, con il prezzo per ettolitro del Morellino di Scansano Docg in continua ascesa a partire dal 2019. A gennaio 2022, si è registrato un aumento del 47% con un valore di 330 euro per ettolitro.