Crescere in Cina diventa una mossa necessaria per il vino italiano, che negli Usa progredisce a un ritmo inferiore rispetto alla concorrenza francese e deve pertanto rilanciare le proprie quotazioni nel più promettente mercato mondiale per i consumi del wine. Per aggredire l’ex Celeste Impero, Vinitaly ha portato 120 realtà tra aziende, consorzi di tutela e altri espositori all’International Wine & Spirits Fair di Hong Kong, che si è tenuto dal 9 all’11 novembre all’Hong Kong Convention and Exhibition Center.
“Hong Kong – ha dichiarato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – è il più grande hub enologico del mercato asiatico e rappresenta una tappa strategica per la promozione della conoscenza e del business del vino italiano. Per questo dal 2010 siamo presenti con Vinitaly all’IWSF dove organizziamo, in collaborazione con l’Italian Trade Agency, il Padiglione Italia per dare un’immagine coesa e forte del nostro Paese”.
Benjamin Chau, vice direttore esecutivo del Hong Kong Trade Development Council organizzatore dell’IWSF, ha aggiunto che nei primi otto mesi del 2017, a Hong Kong le importazioni hanno raggiunto un valore di circa 840 milioni di euro. La maggior parte dei vini è stata importata da Francia, Regno Unito e Italia e le importazioni dall’Italia hanno registrato una crescita del 22 percento.
La fiera è stata anche l’occasione per organizzare 110 incontri di natura B2B tra 14 produttori italiani e trader provenienti da 14 tra Paesi e territori diversi. Oltre a Hong Kong e alla grande Cina, i meeting hanno riguardato gli importatori di altri paesi del sudest asiatico ma anche di Australia, Brasile e Stati Uniti. A questi incontri si sono aggiunti una ventina di altri educational e master class realizzati in collaborazione con consorzi, istituzioni ed espositori.