Nei primi tre mesi, l’export di vino italiano è aumentato del 17% negli Usa, mentre è sceso del 13% in Cina. È quanto rileva l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor nel focus sulle vendite di vino nei Paesi extra-Ue nel primo trimestre 2020. Un periodo che ha visto l’Italia protagonista in positivo nei primi due mesi per poi scendere a partire da marzo, dopo la fine delle scorte anti-dazi statunitensi e in corrispondenza con l’inizio del lockdown da Coronavirus.
I dazi Usa hanno sostenuto i vini italiani. Gli Stati Uniti infatti, temendo un aumento dei dazi aggiuntivi sulle importazioni dall’Italia, hanno fatto scorta di prodotti e aumentato del 10,9% a valore il loro import nel trimestre, premiando in particolare quelli italiani che sono cresciuti di quasi il 17% nel primo mercato di destinazione del loro export. Nello stesso periodo è diminuito del 13,3% l’export di vino tricolore in Cina, si è stabilizzata la domanda svizzera (+0,4%, contro un calo complessivo del 10,8%) ed è aumentata quella di Canada (+2,4%) e Giappone (+2,1%) ancora in terreno positivo dopo gli exploit del 2019.
Il mese di marzo ha fatto da spartiacque, facendo segnare a causa del lockdown della ristorazione una brusca frenata dei vini di qualità superiore. Il prezzo medio all’import ha determinato una contrazione al prezzo medio del 14,6% in Svizzera rispetto allo stesso mese 2019, un calo del 10,5% negli Usa, del 9,5% in Cina.
“Nei prossimi mesi – ha affermato in una nota il dg di Veronafiere e Vinitaly, Giovanni Mantovani – l’impatto della pandemia sui mercati internazionali sarà ancora più evidente, ma auspichiamo che questo autunno l’Italia possa essere la prima a ripartire proprio in Cina, laddove è iniziato con effetto domino il lockdown sull’on-trade del vino”.
In generale, la Francia ha accusato il colpo più dell’Italia. Nei primi tre mesi, l’export francese di vino ha perso oltre il 37% in Cina, il 24,6% in Svizzera ed è finito in negativo anche in Giappone. Quanto agli Usa, il timore dei dazi al 100% ha fatto lievitare le importazioni di Champagne a +93 percento.
Il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, ha affermato: “Le vendite di vini fermi italiani nell’off-trade (gdo e liquor store) statunitense hanno raggiunto i 94 milioni di litri, che rappresentano solo il 40% delle importazioni totali della tipologia. Ora il quesito si pone su che fine farà l’altro 60% di vino fermo italiano e soprattutto se l’on-trade sarà in grado di ripartire con i ritmi precedenti. Da qui la necessità, specie per la fascia premium che è maggiormente penalizzata, di lavorare su un mix di canali che vedano protagonisti anche quelli dell’e-commerce, in forte crescita non solo negli Usa”.