Per il vino tricolore il bilancio del primo trimestre 2023 nei canali retail di Stati Uniti, Uk e Germania segue lo stesso percorso in decrescita del 2022. Se l’anno scorso i top buyer del vino made in Italy avevano registrato un calo sia a volume (-9%) sia a valore (-5%), anche il Q1 del 2023 si chiude in rosso, con volumi a -4% (circa 105 milioni di ettolitri) e valori a -1 per cento (per circa 1 miliardo di euro).
Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly su base NielsenIQ, il calo maggiore è stato registrato dai vini spumanti. A fronte di volumi in calo del 3% per i vini fermi, gli sparkling arrivano a -5%, con picchi negativi in Uk (-10%) e Germania (-6%), mentre gli Usa rimangono moderatamente positivi (+1 per cento). Sui vini fermi, invece, il calo più marcato arriva proprio dagli Stati Uniti (-9%), mentre Londra limita le perdite a -1% e Berlino segna stallo. A valore, complici i listini in aumento a causa del surplus dei costi produttivi, il saldo generale dice -1 per cento.
Le motivazioni dei cali diffusi si celano dietro alla crisi del potere di acquisto. “Ad aumenti di prezzo – riporta l’Osservatorio – viene associata quasi automaticamente una decrescita delle vendite, con la ricerca di prodotti alternativi/similari e più economici”. Sul mercato tedesco questa equazione vale per esempio per Chianti Classico e Chianti o per il Primitivo, oltre che per gli spumanti italiani dove al Prosecco viene preferito lo sparkling tedesco o altri prodotti italiani a costo contenuto. Sul mercato americano, invece, i dati negativi abbracciano tutte le principali produzioni italiane: dal Pinot grigio al Lambrusco, dal Chianti ai rossi piemontesi e toscani. In UK, calano le vendite di vini – soprattutto toscani – a base Sangiovese e quelle di Pinot grigio private label, arrivato a costare più della versione a marchio aziendale, ma sono in forte calo anche quelle di Prosecco, sia marchio proprio che del distributore, mentre tengono quelle del Rosé.
Calano le vendite sullo scaffale anche in Italia (-6,1%) e aumentano le giacenze nelle cantine italiane a +5,1%, con le Dop a +8,6 per cento.
“In questo periodo il comparto è doppiamente frustrato”, ha dichiarato Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini (Uiv). “Da una parte la sempre maggiore difficoltà dei consumatori alle prese con la pressione inflazionistica, dall’altra l’impossibilità per le imprese di rientrare da un surplus di costi produttivi senza precedenti a partire da quelli del vetro, a +70% in 12 mesi”.