L’annuncio di Veronafiere sulla decisione definitiva che sarà presa “prima di Pasqua” per l’effettivo svolgimento di Vinitaly, previsto dal 14 al 17 giugno dopo il rinvio dalle date iniziali del 19-22 aprile, non ha placato le inquietudini nel mondo del vino, con l’avvio da diversi fronti di azioni di pressione mediatica nei riguardi della società fieristica veronese. La prima a fare pressing, precedendo la replica del direttore generale Giovanni Mantovani con una lettera indirizzata agli espositori, era stata Fivi, la federazione dei vignaioli indipendenti, per voce della presidente Matilde Poggi.
La lettera di Mantovani pareva potesse porre un limite alle prese di posizione da parte delle molte associazioni che caratterizzano il settore vitivinicolo. Poi però, forse a seguito di alcune dichiarazioni forti concesse a Il Sole 24 Ore da parte dello stesso Mantovani (“Con il 2020 saranno 54 edizioni, perché Vinitaly 2020 si farà”, ha affermato il dg), sono iniziate ad arrivare richieste contrarie allo svolgimento della manifestazione. E la più rilevante è stata quella di Federvini, per voce di Pietro Mastroberardino, che è a capo del gruppo vini dell’associazione confindustriale e anche dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità. “Non ci sono le condizioni per assicurare agli espositori e ai partecipanti un evento di livello internazionale nel solco della storia di Vinitaly”, ha affermato Mastroberardino. “La professionalità e l’autorevolezza di Veronafiere vanno convogliate verso iniziative di rilancio del settore”.
E mentre Coldiretti invita Veronafiere a tenere duro (“Bisogna ricostruire un clima di fiducia nei confronti dei nostri prodotti”, ha affermato l’associazione degli agricoltori), posizioni contrarie iniziano a emergere tra i consorzi di tutela. Una richiesta in tal senso sarebbe pronta da parte del Consorzio di tutela dei vini dell’Alto Adige, ma intanto è già pervenuta quella ufficiale di cinque consorzi della Puglia: Primitivo di Manduria doc e docg, Salice Salentino dop, Gioia del Colle doc, Brindisi e Squinzano doc, Castel del Monte doc e docg. Per questi cinque consorzi, la partecipazione all’evento veronese “rappresenta una decisione d’investimento impegnativa per il budget annuale e non catalizza la necessaria attenzione”, affermano tramite un comunicato.
“Abbiamo, infatti, consultato in via informale i principali buyer internazionali che ci hanno espresso disinteresse per un’edizione estiva di Vinitaly. D’altronde, l’anno commerciale è già in corso, le nuove annate vengono presentate in questi giorni, con invio di campioni e listini”, precisano dalla Puglia. Di conseguenza, la richiesta è di andare direttamente al 2021. E ora si attendono nuove prese di posizione.
A favore di Vinitaly a giugno si era immediatamente dichiarato, subito dopo la comunicazione dello spostamento, il Consorzio del Brunello di Montalcino. “Vinitaly a giugno andrà fatto e partecipato. Siamo una bandiera del made in Italy nel mondo e a maggior ragione ci sentiamo di ribadirlo in un momento difficile come questo, a sostegno della fiera veronese”, aveva dichiarato il presidente Fabrizio Bindocci.