Alla presentazione milanese di wine2wine (forum internazionale sull’industria del vino che si terrà dal 26 al 27 novembre a Verona), Giovanni Mantovani ha lanciato l’allarme: serve “una scossa” per rilanciare le quotazioni del vino italiano all’estero, che sta attraversando quella che il direttore generale di Veronafiere e di Vinitaly ha definito “una crescita in valore rallentata se confrontata con gli altri top player mondiali”.
Alla base delle considerazioni del manager veronese, ci sono i dati elaborati dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor secondo il quale si sono accentuate le difficoltà di crescita negli Usa. Parlare di calo è inesatto: il dato dei primi otto mesi mostra un incremento lieve dell’import statunitense di vino italiano, +0,7%, per un controvalore di 1,11 miliardi di euro. Il punto è che l’Italia ha perso terreno rispetto alla Francia, che corre (+8,2%) e sale a 1,18 miliardi di euro nel primo mercato mondiale per l’export vinicolo. Inoltre, la Francia ha guadagnato il 15% sui vini fermi, specialità che vede l’Italia scendere del 2,9%. In sostanza, se continuiamo a crescere nel mercato americano è solo grazie agli spumanti (+16,3%), alias Prosecco.
Usa a parte, l’export italiano nei primi sette mesi 2018 a livello globale cresce del 4,1% a valore, e l’Italia si conferma al secondo posto dietro la Francia nella classifica generale, ma il passo dei competitor è più veloce rispetto al nostro: +6,4% per la Francia, +6,7% la Spagna e +6,1% l’Australia.
“Siamo sempre più convinti – ha affermato Mantovani – che il vino italiano abbia bisogno di una scossa per incrementare le proprie performance all’estero, specie ora che sul mercato interno si riscontra un nuovo calo dei volumi venduti nella Gdo. Vinitaly farà la sua parte intensificando il proprio ruolo di driver per il settore: pensiamo alla costruzione di eventi solidi negli Stati Uniti e in Cina e a un incremento della promozione e della formazione anche attraverso gli strumenti digitali; ma serve un’azione incisiva e un taglio netto su certe dinamiche sin qui riscontrate”.
Il DG di Veronafiere ha inoltre evidenziato un fatto: se le aziende prese singolarmente hanno andamenti diversi e contrastati, nel momento in cui si mettono assieme sembrano sotto-performare anziché ottenere benefici. “Eppure le risorse che il sistema vino ha utilizzato per crescere sui mercati internazionali e fare promozione sono ingentissime. Ciononostante, negli Usa rallentiamo la marcia e in Cina stentiamo a guadagnare quote di mercato”.
Soluzioni? Mantovani ha fatto appello ai produttori riuniti per l’occasione a utilizzare gli strumenti che Vinitaly mette a loro disposizione, a cominciare dalla Vinitaly International Academy che forma gli ambasciatori internazionali del vino. “In più – ha evidenziato – quando giro il mondo mi appare chiara la percezione che la gente ha Vinitaly come marchio internazionale e come bandiera del vino italiano. E allora com’è possibile che a casa nostra non lo sappiamo utilizzare?”.
Intanto Veronafiere continua a portare avanti il piano di investimenti in infrastrutture e trasformazione digitale lanciato con la trasformazione da ente fiera a società per azioni, avvenuta due anni fa. È stato nominato un nuovo direttore commerciale, Flavio Innocenzi (ex consorzio Asiago), e sono in fase di realizzazione diversi progetti destinati a diventare realtà entro due anni. Tra le novità della prossima edizione di wine2wine c’è il lancio del Vinitaly Trade Award, un premio dedicato a chi lavora in ambito commerciale.