Il coronavirus non c’entra, perché le vendite durante il lockdown erano aumentate grazie al delivery. Ciononostante, Npc International ha presentato la richiesta per il ricorso al Chapter 11 della legge fallimentare statunitense, che apre alle imprese in dissesto finanziario la possibilità di ristrutturare. La società gestisce oltre 1.200 punti vendita di Pizza Hut e quasi 400 ristoranti della catena Wendy’s.
Alla base dello stato di crisi non è dunque la situazione attuale della ristorazione, bensì le flessioni accumulate in passato, che hanno fatto accumulare a Npc circa 1 miliardo di dollari di debito.
Il marchio Pizza Hut appartiene a Yum!, uno dei gruppi leader del fast food statunitense, proprietario anche di Kfc, Taco Bell e The Habit Burger Grill. Il dissesto del licenziatario Npc non comporta dunque alcun rischio per il marchio e per la casa madre, che comunque dovrà mettere in preventivo un forte calo delle royalties. La società con base a Louisville (Kentucky) è il frutto di uno spin off operato nel 1997 da Pepsico ed è presente nel mondo con 50mila ristoranti, per un totale di circa 1,5 milioni di occupati.