Il vino italiano è sempre più leader nel principale mercato mondiale di consumo, quello statunitense. I dati del consuntivo annuale di Italian Wine & Food Institute indicano in 1,3 miliardi di dollari il totale esportato nel corso del 2015, per una quota di mercato superiore al 30%, con un valore medio di 5,2 dollari a bottiglia, circa la metà rispetto ai concorrenti francesi ma un paio di dollari sopra la crescente concorrenza degli australiani. Circa un quinto dell’export complessivo italiano dipende dagli acquisti e dalle importazioni dei buyer Usa. Proprio sugli Stati Uniti si intensifica l’attività promozionale avviata da Vinitaly International, che dal 17 gennaio ha fatto tappa per due giorni al Winter Fancy Food di San Francisco e che il prossimo mese sarà di scena a New York (7-9 febbraio) e Miami (10 febbraio). A maggio è previsto il ritorno a New York a maggio, a giugno è la volta di Chicago per il Fmi Connect (20-23 giugno) e poi di nuovo a New York con la partecipazione al Summer Fancy Food (26-28 giugno). “Il consumo di vino negli Usa continua a crescere – dichiara in una nota il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – ma si tratta di un mercato con due facce. Per certi versi è maturo, e lo vediamo dalla curiosità espressa dai consumatori per vini meno famosi espressione di territori ancora sconosciuti; d’altro canto, però, ci sono stati dove solo ora si inizia a consumare vino”. Vinitaly ha avviato attività internazionali negli Usa a partire dal 2002 e gli sforzi hanno reso in termini di incoming alla manifestazione veronese, dove nel 2015 i buyer americani hanno rappresentato circa il 15% delle presenze estere. I seminari tenuti a San Francisco dalla Vinitaly International Academy hanno riguardato il Grignolino, le subzone del Chianti e l’Etna, con l’aggiunta di un seminario base in collaborazione con Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) dedicato ai vini artigianali.