Il miglior vino d’Italia è un Brunello di Montalcino. Il derby dei grandi rossi italiani, che tradizionalmente vede contrapposta la celebre denominazione senese con il Barolo, questa volta vede la vittoria della Toscana che al Best Italian Wine Award pone sul gradino più alto del podio il Cerretalto 2010 dell’azienda vitivinicola Casanova di Neri. Per trovare il primo Barolo (lo scorso anno al Biwa trionfò il Monprivato di Mauro Mascarello) occorre scendere in sesta posizione, con il Monvigliero 2012 di Burlotto, mentre la Toscana conquista anche il terzo posto con il “mitico” Sassicaia di Tenuta San Guido, annata 2013, e la quinta posizione con un altro Brunello, il Riserva Vigna di Pianrosso Santa Caterina d’Oro 2010, preceduto al quarto posto da un vino siciliano, il Nero d’Avola Saia 2014 di Feudo Maccari. La vera sorpresa, ma fino a un certo punto, finisce per essere la medaglia d’argento assegnata dalla giuria di Biwa, capitanata dal sommelier campione del mondo 2011 Luca Gardini, a un bianco, prodotto in Campania: si tratta di un autentico gioiello, Fiorduva 2014 di Marisa Cuomo, emblema della tipicità con le sue vigne terrazzate esposte sulla costiera amalfitana.
L’edizione 2016 di Biwa, la cui premiazione è avvenuta lunedì scorso a Milano, è stata caratterizzata da due novità. La prima riguarda l’allargamento della giuria da 7 a 11 membri grazie all’inserimento di Luciano Ferraro (Corriere della Sera), Kenichi Ohashi (master of wine giapponese), Amaya Cervera (spanishwinelover.com ) e Marco Tonelli (giornalista enogastronomico). La seconda è la partnership con The Winesider, piattaforma per la gestione della cantina dei ristoranti di qualità, che ha determinato il cambiamento del nome dell’evento in Tws Biwa. L’accordo è stato suggellato dalla creazione di un nuovo logo che fonde insieme i calici tricolore del Biwa e il cavatappi di The Winesider, ideato da Independent Ideas di Lapo Elkann.
Gli altri award? Premio “azienda e tradizione” a Mastroberardino, “vino promessa” al Barolo Villero di Boroli, “rosso da uve autoctone” al Brecciaro 2014 di Bussoleti, “bianco da uve autoctone” al Tardivo ma non tardo di Santa Barbara, “vino pop” al Caciara 2015 di Enio Ottaviani, “miglior sommelier” a Francesco Cioria del San Domenico di Imola, “alfiere del territorio” a Pacherhof.