Tre tenute, 2,5 milioni di bottiglie prodotte e prospettive di ulteriore espansione. La sfida della famiglia Antinori in Puglia è dare valore internazionale ai vini del territorio
L’ingresso di Antinori in Puglia risale al 1998, con l’acquisizione della tenuta Bocca di Lupo nella doc Castel del Monte. Ventidue anni dopo, sono tre le proprietà acquisite nella regione e raggruppate sotto il marchio Tormaresca: nel 1999 si è aggiunta Masseria Maime in Salento e, più recentemente, la tenuta Carrubo nella zona di Manduria.
CONTESTO SFIDANTE
“La cosa di cui andiamo più fieri – racconta Vito Palumbo, brand manager di Tormaresca – è il valore che siamo riusciti a dare ai vini del territorio, in termini di posizionamento e anche di mix di referenze. Quello pugliese è un contesto molto sfidante, perché la concorrenza spinge sulle politiche di prezzo in maniera piuttosto aggressiva; ciononostante, cerchiamo di uscire sul mercato con etichette di qualità ed eccellenza e con un posizionamento alto”. Il ‘fenomeno Primitivo’ è una realtà anche nel caso dell’azienda della famiglia Antinori. Su 2,5 milioni di bottiglie prodotte da Tormaresca, il vitigno principe pugliese pesa per un terzo della produzione complessiva. Ed è croce e delizia, perché il Primitivo è certamente diventato un traino internazionale per i vini di Puglia (“In Germania, Svizzera, Brasile e Far East la fa da padrone”) ma la presenza nel mercato di imbottigliatori che ne sfruttano l’appeal e fanno pushing di prezzo finisce per penalizzare l’immagine della denominazione agli occhi dei buyer internazionali. “Questo – sostiene Palumbo – è il lato critico della ‘moda’ legata al vitigno. La considerazione del suo successo si accompagna alla consapevolezza che la Puglia esprime alta qualità, ma c’è ancora tanta strada da fare per affermare il prestigio dei suoi vini al livello delle migliori produzioni toscane o piemontesi”. Con la recente uscita di Carrubo (prima annata 2017), frutto dell’investimento nell’omonima tenuta a Fragagnano (Taranto), Tormaresca ha offerto la propria interpretazione premium del Primitivo di Manduria doc, mirata alla produzione di un vino moderno, elegante e complesso senza per questo dimenticare i tratti più identitari del vitigno autoctono. L’obiettivo è ripetere nella doc il successo ottenuto in ambito igt da Torcicoda, il Primitivo del Salento entrato per ben due volte nella Top 100 di Wine Spectator. Cambiando tipologia, Tormaresca ha ottenuto ottimi risultati con il rosé Calafuria in termini di critica (miglior rosato italiano secondo Wine Spectator) e anche di vendite. “Si tratta di uno dei vini di maggior successo all’interno del portafoglio completo di Antinori. Il suo primo mercato è la Puglia stessa, da sempre grande estimatrice e consumatrice di rosé”, commenta il brand manager.
ESPANSIONE IN VISTA
Oggi, dunque, Tormaresca è l’unica azienda a coprire direttamente le aree più vocate della regione e non è finita qui. Si prospetta infatti una quarta acquisizione, perché la famiglia sta valutando altre opportunità con l’obiettivo di disporre di una gamma completa dei migliori vini del territorio. “La rinascita della Puglia, a livello turistico ed enogastronomico, è sotto gli occhi di tutti. E noi vogliamo alimentarla con l’imprinting di Antinori, che consiste nel dare valore”, conclude Palumbo.