All’interno dell’articolata geografia dell’universo targato Alibaba Group, oggi sono proprio le aziende italiane del food&wine a rappresentare una delle principali industry tra quelle tricolori presenti sul famoso marketplace creato da Jack Ma nel 1999. “E anche nel 2023 la crescita generale delle aziende italiane sul nostro portale non si è fermata”, spiega a Pambianco Wine & Food Luca Curtarelli, country manager Italy, Spain and Portugal di Alibaba.com.
Sbarcato anche in Italia nel 2019 con un team dedicato, oggi il marketplace B2B è diventato un canale aggiuntivo per tutte le aziende italiane che, avendo una propensione all’internazionalizzazione, vogliono non solo trovare buyer esteri, ma anche capire quali mercati potenziali possono essere interessanti per loro. “Per noi il food & wine pesa il 32%, un’azienda italiana su tre presente su Alibaba.com viene da questa categoria”.
Non c’è, secondo il manager italiano, un identikit tipo dell’azienda italiana del settore agroalimentare presente su Alibaba.com: “c’è la micro impresa famigliare così come Barilla o il gruppo Montenegro, già abili esportatori in molte aree del mondo ma che sfruttano la piattaforma anche per raccogliere insights e fare brand reputation. Abbiamo molte classiche aziende Pmi italiane che fatturano tra i 3 e i 30 milioni di euro”.
Olio, caffè e vino sono tra le categorie più presenti. “Ci sono aziende che sono riuscite a esportare in mercati non classici come il Pakistan, le Filippine, il Bangladesh o il Ghana”. Il grosso dei buyer che cercano wine & food made in Italy su Alibaba.com arrivano in primis dagli Usa e poi dalla Germania. “Ma, al terzo posto troviamo buyer dell’Arabia Saudita, interessata a categorie specifiche del food italiano”.
Su Alibaba.com ci sono buyer distribuiti in 200 Paesi in tutto il mondo e la Cina non è il mercato principale, come si potrebbe immaginare. “ La Cina è al 21° posto per quantità di buyer presenti in Alibaba Group, mentre il 60% di tutti i buyer provengono da Usa ed Europa”, continua Curtarelli. “Noi non siamo una porta di ingresso verso la Cina, ma una porta di ingresso B2B verso il mercato mondiale. Nel nostro gruppo sono altre le piattaforme che aiutano le aziende italiane a vendere al consumatore cinese, come ad esempio Tmall”.
Nel corso degli anni gli accordi con istituzioni come il Ministero dell’Agricoltura o agenzie come l’Ice, hanno consentito sia di fare azioni di lotta alla contraffazione e all’Italian sounding, nonché di agevolare lo sbarco delle aziende italiane su questo marketplace grazie alla creazione di un padiglione digitale ad hoc. “Durante la prima edizione sono state 950 le aziende italiane presenti, mille nella seconda che si è conclusa da poco: solo nella prima edizione, 40mila prodotti online hanno generato 15 milioni di impression e 32mila richieste di preventivi”.
E sono proprio queste ultime, le richieste di preventivi, la metrica che Alibaba.com utilizza per capire se le aziende italiane stiano sfruttando bene questo strumento, in assenza del classico pulsante ‘acquista ora’ tipico degli e-commerce B2C. “La piattaforma non riceve informazioni riguardanti ordini fatti e conclusi. La dinamica è simile a quella di una fiera: all’interno di Alibaba.com si prendono informazioni e poi la negoziazione continua fuori”.
Dal 2019, le aziende italiane su Alibaba.com hanno esportato in più di 104 Paesi nel mondo. Anno su anno la crescita dei seller presenti è stata del 193%, mentre è del 250% la crescita di prodotti italiani sul sito. “Sebbene nel 2023 ci sia stata una tempesta perfetta e tutto quello che può dar fastidio a un’azienda che vuole esportare si sia avverato, le adesioni alla nostra piattaforma sono aumentate”, conclude Curtarelli. “Le richieste di preventivi da parte dei buyer crescono più dei venditori”.