“Ci siamo concentrati sul Chianti Classico”, afferma Albiera Antinori, presidente del gruppo leader in Italia nel vino di fascia alta, con 202 milioni di ricavi realizzati nel 2017 a cui si deve aggiungere una ventina di milioni generati dalle attività di ristorazione e hospitality. “E lo abbiamo fatto per una nostra ragione storica, ma anche perché ci sembra un territorio dove val la pena di investire, essendo rimasto un passo indietro rispetto ad altre denominazioni più conosciute in Toscana e senza una ragione strettamente qualitativa. Si possono presentare molte opportunità, ottenendo vini eleganti e moderni”.
Ma se il focus degli investimenti, da parte del gruppo fiorentino che in Chianti Classico dispone di una cantina futuristica con tanto di ristorante in località Bargino, verterà sulla denominazione caratterizzata dal logo del gallo nero, è un altro l’aspetto significativo che emerge dalle strategie del gruppo per i prossimi anni. Ed è la stessa Albiera, figlia del marchese Piero Antinori, a raccontarlo a Pambianco Wine&Food. Una strategia sempre più fondata sulle piccole produzioni, di prezzo elevato e destinate a soddisfare il desiderio non solo dell’alta ristorazione, ma anche dei collezionisti di fine wines.
“La priorità, per ogni azienda del gruppo, consiste nel realizzare piccole quantità di grandi vini. Stiamo parlando di 3-5 mila bottiglie per ciascuna delle prossime nuove etichette, che dovranno esprimere il meglio dell’azienda, ogni dettaglio e ogni sfaccettatura. La prima di queste novità uscirà a settembre, si chiamerà Ampio e sarà un Cabernet Franc in purezza prodotto in Maremma, nella tenuta Le Mortelle. La successiva dovrebbe vedere la luce a ottobre in sole 3.800 bottiglie: si tratterà di un cru di Nobile di Montepulciano, denominato Maggiarino. E poi, se la qualità ottenuta sarà soddisfacente, dovremmo poter disporre di altre due novità per il 2019”.
Piccole quantità, prezzi alti. Una linea di condotta che non creerà problemi di rimanenze, dando peraltro la possibilità ad Antinori di ottenere una quota abbastanza rilevante di vendita diretta, dai negozi creati all’interno delle cantine. E se da un lato questa scelta, giudicata con i parametri di altri settori, potrebbe essere giudicata come “l’anti-marketing”, dall’altro finisce per assecondare una tendenza abbastanza evidente nel mercato: quella del prodotto prezioso, a edizione limitata. “Si sta sempre più sviluppando un interesse da parte dei collezionisti, attratti dai vini rari, ad assicurarsi qualcosa di prezioso. Il web ha aperto gli orizzonti geografici di questa tendenza e oggi ormai non ci sono più confini. Ognuno vuol sentirsi parte di un mondo fatto di specialità”, commenta la presidente di Marchesi Antinori.
Quanto alle acquisizioni, la posizione del gruppo resta invariata: se capitano opportunità non verranno ignorate, ma in linea di principio si punterà ad acquisire vigneti e non brand, scelta peraltro funzionale proprio a questa volontà di rilevare ettari vitati con particolari caratteristiche, quelle che daranno vita a vini straordinari dai quantitativi minimi.
È sempre elevata l’attenzione di Antinori verso la ristorazione, un business da cui oggi dipende circa il 10% del giro d’affari consolidato. “Per noi rappresenta una modalità eccezionale nella promozione dei vini, l’equivalente di un flagship store per la moda, con la complicazione del dover offrire piatti non solo rappresentativi ma anche adatti per accompagnare i nostri vini”, afferma Albiera Antinori, che anticipa alcune novità in arrivo. Il prossimo anno a Firenze vedrà lo “sdoppiamento” di Cantinetta Antinori, con la parte attualmente attiva trasformata in wine bar e quella antistante e acquisita che diventerà la sede del futuro ristorante. Oggi Cantinetta Antinori si trova a Firenze, Mosca, Zurigo, Vienna e da inizio anno anche a Monte Carlo. Inoltre, nei prossimi mesi dovrebbe vedere la luce il wine shop e il ristorante nella tenuta di Guado al Tasso a Bolgheri. “Avremmo dovuto inaugurarla in questa stagione ma siamo arrivati lunghi… Vorremmo aprire locali di vendita e ristorazione non dico in tutte le tenute, ma certamente laddove ci fosse la possibilità di farlo”, conclude la presidente.