La corsa di Signorvino non si ferma. Il marchio specializzato nella vendita di vino italiano, che fa capo al gruppo Calzedonia, in tre anni è passato da due store a nove punti vendita e conta di arrivare a 12 alla fine dell’anno. A dirlo a Pambianconews è Michele Rimpici, direttore commerciale dell’insegna ideata dal patron del gruppo Sandro Veronesi. “Dopo l’apertura del negozio pilota in provincia di Verona, nel 2012, abbiamo debuttato in varie altre città, tra cui Milano e Firenze”, spiega il manager. “E nella seconda metà di luglio arriveremo a Torino, mentre nel secondo semestre dell’anno raddoppieremo a Milano, in via Dante, e sbarcheremo a Bologna, in Piazza Maggiore”. In tutti questi casi, si tratta di location top. “Essere già attivi nel mondo del retail ci ha dato una mano, ma il format della ristorazione ha le sue regole”, spiega Rimpici. Il manager, che non ha comunicato i dati di fatturato del marchio e ha parlato di “un incidenza del fatturato sul gruppo ancora non rilevante”, ha comunque condiviso alcuni numeri riguardo al business. “Abbiamo due canali di vendita, l’in-store e il take away, che pesano rispettivamente per il 70% e il 30% sul giro d’affari complessivo. L’obiettivo è di arrivare al 60% e al 40%”. La cifra caratteristica del format è la convenienza: “L’idea alla base del progetto, è di posizionarci in una fascia che in Italia ancora non esiste, quella delle catene di vino, con un servizio più alto rispetto alla grande distribuzione e un prezzo inferiore a quello dell’enoteca: il nostro focus è sulle etichette tra i 15 e i 20 euro, con un prezzo medio di vendita di 18 euro”. Signorvino, ad oggi, gestisce 1500 referenze di vino, tutti italiani, che si dividono tra aziende agricole con una forte tradizione alle spalle e realtà emergenti con un grande potenziale, ma senza una distribuzione adeguata: “Il vino è un settore fondamentale per il made in Italy e trovavamo giusto connotarci come una catena di vini nazionali”. Per ora, il format è presente soltanto in Italia, ma l’idea è quella di espandersi anche oltre confine: “Siamo ancora in fase di startup e per ora è giusto collaudare il progetto sul nostro territorio, anche se nelle speranze c’è quella di arrivare all’estero, soprattutto in Europa”. Oltre confine, il prodotto italiano è ancora più apprezzato e anche gli stranieri potrebbero approfittare dei mark-up ridotti offerti dall’azienda, che per Signorvino si aggirano intorno al 40%: “Nella ristorazione il prezzo del vino è eccessivamente ricaricato, il nostro punto forte è il costo uguale per il take-away e la consumazione al tavolo. Un’offerta che possiamo permetterci di mantenere grazie al fatto di non avere mediazioni, ma di lavorare con le aziende agricole in maniera diretta”, conclude Rimpici.