Tutto ha avuto inizio da un articolo firmato da Selvaggia Lucarelli su Tpi, nel quale si faceva notare come nel padiglione B3 di Sigep a gennaio ci fosse una vicinanza “sospetta” tra gli stand della Wuhan Huiyou Wood Products, azienda che produce oggetti biodegradabili come cucchiaini e vassoi, e due aziende basate su zone martoriate dal Covid-19: la Nanni Franco di Crema e la Pomati Group di Codogno. Nessun altro elemento, solo una coincidenza, che ha spinto l’autrice a scrivere: “Impossibile stabilire se questo sia il luogo in cui tutto è iniziato a Codogno, ma è innegabile che per un’eventuale indagine epidemiologica i tempi tornano e potrebbe essere una pista interessante”.
La reazione di Italian Exhibition Group è stata immediata. La società nata dalla fusione tra le fiere di Rimini e Vicenza riconosce che “corrisponde al vero” la vicinanza fisica “fra due spazi espositivi predisposti da aziende con ragione sociale in Cina e nel nord Italia” all’ultima edizione di Sigep, ma precisa anche che “il Sigep è terminato il 22 gennaio, e il paziente zero si è registrato a Codogno quattro settimane dopo. Un po’ lunga come incubazione”.
Dopo la precisazione, Ieg è passata all’attacco, sostenendo che “Italian Exhibition Group vigilerà con attenzione perché eventuali ulteriori notizie o supposizioni non ledano gli interessi di un mercato che rappresenta uno dei più floridi made in Italy. E non ledano quelli della società stessa, quotata alla Borsa italiana”. Affermando che “la diffusione di informazioni prive di fondamento saranno perseguite legalmente”.