Ruffino, storica azienda toscana con sede a Pontassieve che fa parte del gruppo americano Constellation Brands, ha chiuso l’ultimo anno fiscale con un fatturato in calo, come da previsioni, del 10% a quota 116 milioni di euro. “È il risultato dell’effetto della contrazione del mercato del Nord America e del Canada”, ha spiegato a Pambianco Wine&Food Sandro Sartor, presidente e AD di Ruffino. “Il mercato italiano, invece, ha chiuso in crescita, in linea quello europeo, grazie anche ai risultati dall’area hospitality di Poggio Casciano”.
Proprio nella wine boutique del gruppo che si trova a pochi chilometri da Firenze, l’azienda esporrà le opere della mostra Oro by Ruffino che, durante la Milano Design Week, ha portato nei Dazi di Piazza Sempione le realizzazioni di sei artisti e designer internazionali- Filippo Carandini, Rachel Lee Hovnanian, Chiara Lorenzetti, Ettore Marinelli, Tristano di Robilant e Officine Saffi Lab – che si sono confrontati con la materia prima che dà il nome al vino più noto e storico dell’azienda, il Chianti Classico Riserva Oro Ducale. Ruffino ha scelto quello che è diventato uno degli eventi più importanti durante l’anno a Milano per mostrare effettivamente gli effetti del riposizionamento al design.
Notizie positive arrivano quest’anno dall’inflazione, che sta lentamente tornando a livelli accettabili e ha portato i listini di Ruffino a un lieve aumento nell’ordine di qualche punto percentuale. “I primi mesi del 2024? Eravamo pronti a un inizio peggiore, quindi siamo soddisfatti, non perché i numeri siano particolarmente positivi, ma perdiamo solo il 2-3% rispetto allo stesso periodo del 2023. La discesa americana si è stabilizzata e speriamo che ora si riparta. Ma il 2024 sarà ancora un anno di transizione per noi, d’altronde è anche l’anno delle elezioni americane e, quindi, è come sempre un anno di attesa. Se la Fed abbasserà i tassi, come tutti auspicano, questo dovrebbe essere l’auspicio della ripartenza di un nuovo ciclo economico”.
All’ultima edizione del Vinitaly, svoltasi la scorsa settimana, tra i temi caldi più discussi dalla business community quelli relativi all’ascesa della domanda di vini no-alcol e la lenta perdita di quote di mercato dei vini rossi. “Sono sempre stato, fin dall’inizio, un difensore e un fautore dei vini no-alcol. Credo che sia una domanda legittima da parte dei consumatori e il nostro compito è quello di ascoltarlo”. Si cimenterà anche Ruffino? “Molto improbabile che questo accada con il brand Ruffino, ma magari lo faremo con un altro brand o in un altro modo. Sono favorevole, ma sono arrabbiato che la normativa italiana, a distanza di due anni, non abbia ancora recepito quella europea. Negli Stati Uniti quello dei vini no-alcol è un mercato che vale già un miliardo, è sciocco lasciarlo in mano a spagnoli e tedeschi”.
Non è preoccupato, invece, il manager italiano del calo di gradimento per i vini rossi. “Bisogna capire se questa perdita deriva da un minor consumo o se c’è stato un destocking più elevato rispetto ai vini bianchi e frizzanti. Il trend della perdita di quota di mercato dei vini rossi dura da anni ormai ed è uno degli effetti del climate change: quando fa caldo si bevono più vini freddi, quindi più bianchi e frizzanti. Magari arriveremo a quote simili tra rossi e bianchi”.
Non sembra esserci, infine, nessuna acquisizione all’orizzonte per Ruffino. “Siamo un’azienda quotata, sempre attenta e di fronte all’occasione giusta non ci tireremo indietro. Ma ora vogliamo rimettere in moto la macchina e siamo più focalizzati a far funzionare quello che abbiamo piuttosto che a comprare cose nuove”.