Per crescere all’estero servono investimenti e Rigoni di Asiago, gruppo leader nella trasformazione dei prodotti da agricoltura biologica, li ha effettuati attraverso le risorse incassate non solo dall’apertura del capitale a un socio finanziario (Kharis Capital), ma anche ottenendo un importante finanziamento da un pool di banche (Unicredit e Banco Bpm, con la garanzia a supporto di Sace Simest). E ora il gruppo presieduto da Andrea Rigoni sta raccogliendo i frutti di questi investimenti. La quota export, che era inferiore al 25%, dovrebbe salire a fine anno al 35% grazie alla crescita di mercati strategici come quelli in cui la società ha aperto filiali commerciali: si tratta di Stati Uniti, Francia e da qualche mese Benelux.
A livello consolidato, il giro d’affari 2019 dovrebbe aggirarsi attorno ai 150 milioni di euro, con una crescita di circa il 10% rispetto l’anno precedente. In Italia intanto il business si è evoluto positivamente per le linee Fiordifrutta e Nocciolata mentre il miele, business originario di Rigoni, stenta per ragioni legate alla difficile situazione di mercato. “Le sofferenze non dipendono solo dalla minore produzione di miele, conseguenza di variazioni climatiche e del fatto che le api non stanno particolarmente bene, ma anche dalle frequenti truffe legate al miele, che hanno fatto saltare ogni ordine di logica nei prezzi di mercato. Quando ci sono produttori che allungano il miele europeo con quello importato dalla Cina e pagato 1,5 euro al chilo, è davvero difficile poter competere”, sostiene Rigoni.
Fondata all’indomani della prima guerra mondiale dalla nonna di Andrea Rigoni, Elisa Antonini, l’azienda è caratterizzata da un forte attaccamento al territorio in cui opera. Lo stabilimento principale è tuttora nell’Altopiano di Asiago, in località Foza, nonostante le complicazioni logistiche derivanti dall’operare in alta quota. La ricchezza principale, dice Rigoni, è il senso di comunità che caratterizza il suo gruppo. “Abbiamo 120 persone con noi, fedeli e consapevoli che stanno facendo qualcosa di bello e di buono per loro stessi, per l’azienda e per il territorio. Senza queste persone non saremmo dove oggi siamo”. Intanto Rigoni di Asiago continua ad assumere, trasformando i rapporti interinali in contratti a tempo indeterminato a seguito di adeguati percorsi formativi. Quanto agli investimenti esteri, Rigoni afferma: “Sono programmi la cui applicazione va vista a lungo termine, perché occorrono risorse destinate a strutture e progetti di comunicazione rivolti al consumatore e al distributore locale. Noi siamo determinati ad andare avanti”.
In prospettiva, Rigoni di Asiago potrebbe continuare anche senza la presenza diretta della famiglia Rigoni. “Ci saranno dei manager qualificati per gestirla, com’è normale che sia quando un’azienda arriva a dimensioni importanti. La nostra famiglia ha dato il via a un’idea di sviluppo basato su un prodotto di Asiago, fatto crescere in maniera semplice e buona. Quel che deve essere mantenuto è il rapporto con il territorio”.