“Cresciamo a doppia cifra, la prima metà di quest’anno è stata fenomenale”. Maximilian J. Riedel, esponente di 11ª generazione del gruppo austriaco leader nella produzione di calici per vino d’alta qualità, snocciola cifre importanti. Nel 2017 il consolidato, comprendente anche le filiali estere e i conti dei brand Nachtmann e Spiegelau acquisiti nel 2004, è stato pari a 250 milioni di euro e la cifra è destinata ad aumentare in maniera consistente, anche grazie all’Italia. “Abbiamo rinnovato i prodotti, la forza commerciale e i manager. Credo siano queste le ragioni che ci stanno portando a crescere”, racconta Riedel a Pambianco Wine&Food.
Gli Usa sono il principale mercato di destinazione per i bicchieri prodotti da Riedel, che opera in Austria per i calici fatti a mano e in Germania per la parte a macchina. “Ho vissuto per 15 anni negli Stati Uniti e in qualche modo ho costruito io quel mercato”, afferma il presidente e CEO di Riedel. A livello quantitativo, la produzione si suddivide in maniera paritaria tra canale retail e horeca, ma il primo assorbe prodotti più costosi e perciò la suddivisione in valore è 35% horeca e 65% retail. A livello di tendenza, precisa Riedel, c’è una novità importante nell’ambito della ristorazione. “Un tempo i nostri calici erano considerati troppo fragili, ora invece sono i ristoratori a volere i più sottili e più fragili. È sorprendente, e capita ovunque nel mondo”.
Il calice da vino si conferma dominante nella composizione dei conti aziendali ed è in grado di generare l’85% del giro d’affari. Il resto si divide tra bicchieri indicati per spirits, acqua e birra. Inoltre, da due anni, Riedel ha avviato una produzione di bicchieri per caffè in collaborazione con Nespresso. “In questo momento – afferma Maximilian J. Riedel – stiamo lavorando tantissimo nella realizzazione di calici studiati ad hoc per soddisfare le esigenze delle singole aziende. Le maison dello Champagne, ma non solo quelle, dicono: il mio vino è unico, perciò ho bisogno di un bicchiere adatto a valorizzarne le caratteristiche di unicità. L’elenco dei prodotti customizzati ormai è infinito, ne abbiamo realizzati anche per aziende armene e georgiane”.
Riedel è una società totalmente controllata dalla famiglia e non c’è alcuna intenzione di aprire il capitale a soci esterni. “Abbiamo liquidità sufficiente per sostenere gli investimenti e non vogliamo dover rispondere a nessuno che non sia la famiglia. Io rappresento l’undicesima generazione e il mio obiettivo è quello di non essere l’ultimo, il mio impegno è consegnare l’azienda all’esponente di dodicesima generazione”.
Una curiosità? Circa vent’anni fa, Riedel acquisì una proprietà in Maremma per diventare a sua volta produttore di vino, ma le cose non sono andate come si sperava. “Mio padre voleva farci un Cabernet franc e invece non gli hanno dato il permesso, dicendo che avrebbe dovuto piantarci il Sangiovese… così, vent’anni dopo, abbiamo ancora il terreno, ma non abbiamo mai fatto vino”.