Continua la corsa dello spumante italiano all’estero, che nei primi tre mesi dell’anno registra un nuovo record di vendite sospinte soprattutto dal Prosecco. Nel periodo, secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) che ha elaborato i dati Istat, l’export di vino made in Italy ha messo a segno una crescita in valore del 18,3% a quota 1,7 miliardi di euro.
Questo incremento, “in parte ascrivibile al dollaro forte e soprattutto ai lockdown registrati su scala mondiale nel pari periodo 2021”, come recita la nota, è trainato da un nuovo record degli spumanti tricolori, che segnano un +35,6%, pari a una crescita più che doppia rispetto ai vini fermi (+14,8 per cento).
Le bollicine sono infatti in crescita su tutte le principali piazze estere: Usa (+18%), Uk (+87%) e Germania (+20%). Ed è ancora il Prosecco a trainare il comparto, con “un autentico boom su scala planetaria” (+40% a valore, +11,7% il prezzo medio) con quasi il raddoppio degli ordini in Uk (+93%), Polonia (+85%) e Canada (+76%), e con crescite oltre il 30% in aree come Germania, Francia, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca e Norvegia.
La crescita incessante dello sparkling italiano ha bruciato una tabella di marcia che prevedeva entro il prossimo biennio il superamento della soglia psicologica di 1 miliardo di bottiglie prodotte. A oggi, infatti, il rimbalzo fa prevedere, disponibilità del vetro permettendo, un contingente di 1,1 miliardi di pezzi entro quest’anno e di 1,25 miliardi a fine 2023. “Una progressione – spiega la nota – trainata dal Prosecco, resa possibile grazie all’approccio alle bollicine di una domanda sempre più trasversale, ‘destagionalizzata’ rispetto alle occasioni classiche di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive”.
Tornando al quadro generale del vino italiano, il prezzo medio nel primo trimestre 2022 è risultato in aumento del 12,2% e tutti i principali mercati della domanda, ad eccezione di Germania e Cina, hanno registrato una crescita. Nel mese di marzo, Russia (-30% nel trimestre) e Ucraina hanno fatto segnare crolli rispettivamente del 65% e del 98 per cento.
“I numeri messi a segno dal vino italiano, ma anche da quello francese che chiude a +24%, sono sorprendenti, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra”, spiega Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini. “È però troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall’escalation della spirale inflattiva”.
Inoltre, “se a ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi”.