Dal prossimo anno, gli iscritti alla Shanghai Trade School, se vorranno diventare professionisti della ristorazione e dell’hôtellerie, dovranno affrontare un modulo di 14 ore sul Prosecco doc. Si tratta di lezioni relative a territorio di origine, metodi di produzione, tecniche di degustazione e studio degli abbinamenti del Prosecco doc con i piatti della cucina cinese. L’accordo è stato firmato il 21 luglio a Treviso, nella sede del consorzio di tutela della bollicina prodotta in 9 province di Veneto e Friuli, e punta a fare cultura, investendo a lungo termine su un prodotto che sta vivendo una fase di sviluppo straordinario in mercati quali Gran Bretagna e Stati Uniti, ma che i cinesi conoscono ancora poco. Solo l’1% dell’export complessivo di Prosecco doc, pari nel 2014 a 200 milioni di bottiglie, è stato destinato al principale mercato asiatico. Tuttavia, sottolineano da Treviso, due milioni di bottiglie di spumante non sono poche, se si considera che i francesi ne esportano meno della metà, nonostante la fama dello Champagne e la lunga tradizione commerciale con il Celeste Impero. Inoltre, i dati di Global Trade Atlas relativi al primo trimestre 2015 evidenziano una crescita del 45% per il Prosecco rispetto allo stesso periodo 2014. “La Cina è un mercato che presenta grandi potenzialità ancora inespresse – ha dichiara Kar Mein Lim, sommelier di riferimento nel suo Paese – e c’è bisogno di formare nuove figure professionali legate al mondo del vino, perché la richiesta di personale qualificato è in forte crescita. E non è vero che i cinesi amano solo il vino rosso, è che lo conoscono di più grazie alle campagne francesi”.