La 53ma edizione di Vinitaly che si apre domenica a Verona sarà caratterizzata dal record storico di espositori, con 4.600 aziende presenti e con lo spazio espositivo che per la prima volta supera i 100mila metri quadrati, rafforzando la leadership della kermesse veronese tra gli eventi mondiali legati al vino. “Per quattro giorni alla Fiera di Verona si riunisce tutto quel mondo che costituisce un mercato potenziale per il vino”, precisa il direttore generale Giovanni Mantovani, ricordando i 32mila top buyer esteri provenienti da 143 nazioni accolti nell’edizione 2018, oltre naturalmente agli italiani.
Sarà un Vinitaly ancor più orientato al business per volontà dell’organizzazione, che dalla cinquantesima edizione in poi ha separato la parte professionale, rendendo più difficile l’accesso in fiera ai non addetti ai lavori, da quella per il consumatore finale. Al secondo profilo risponde infatti l’iniziativa Vinitaly and the city, che prende il via stasera, venerdì 5 aprile, e si protrarrà fino a lunedì 8 aprile tra eventi e degustazioni (tra questi la novità del Cinema Di-Vino) in città e fino a domenica anche in tre località eno-turistiche della provincia di Verona: Bardolino, Soave e Valeggio sul Mincio.
Il programma è intenso e inizia domani, sabato 6 aprile, con l’anticipazione di Opera Wine, selezione a cura della testata statunitense Wine Spectator dei migliori produttori italiani, di scena al Palazzo della Gran Guardia. L’inaugurazione ufficiale si terrà invece domenica mattina con la presentazione della ricerca “Mercato Italia: numeri e tendenze”, realizzata dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor e a seguire con il talk show condotto da Bruno Vespa (giornalista e anche produttore di vini) dedicato al Vinitaly del futuro, con la partecipazione del dg Giovanni Mantovani, del presidente di Ice Carlo Maria Ferro, dei produttori Angelo Gaja, Matilde Poggi e dell’enologo-produttore Riccardo Cotarella.
Le maggiori novità di Vinitaly 2019 sono rappresentate dalla Organic Hall e dalla sezione design. La prima va incontro a un preciso trend di mercato, perché i vini organici attraggono sempre più consumatori (a cominciare dai più giovani), e sarà composta da Vinitalybio, organizzato in collaborazione con Federbio e dedicato ai vini biologici, e dalla collettiva dell’associazione Vi.Te – Vignaioli e Territori, che da sette anni collabora con Veronafiere per rappresentare i vini artigianali. Vinitaly Design è invece il risultato della razionalizzazione che ha interessato Enolitech e al suo interno si trovano prodotti e accessori che completano l’offerta legata alla promozione del vino, all’esperienza sensoriale e all’accoglienza: oggettistica per la degustazione e il servizio, arredi, packaging. In questo modo, all’interno di Enolitech, restano solo le tecnologie e le attrezzature per la produzione di vino, olio di oliva e birra.
Oltre a Vinitaly ed Enolitech, completano l’offerta fieristica le manifestazioni parallele Sol&Agrifood dedicate all’olio extravergine di oliva, al food di qualità e alle birre artigianali. Quello dell’olio in particolare è un mondo che presenta varie attinenze con il vino, perché molte aziende vitivinicole producono anche l’olio extra vergine di oliva e anche perché i buyer del primo spesso trattano anche il secondo. Il volume di affari della filiera olivicola è di circa 3 miliardi di euro, pari al 3% dell’industria agroalimentare italiana.
Il business del vino è decisamente superiore: soltanto l’export nel 2018 ammontava (fonte Istat) a 6,14 miliardi di euro, in crescita del 3,3% sul 2017, con i primi tre mercati di destinazione (Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna) tutti in aumento, mentre tra i mercati emergenti la Cina ha perso lo 0,2% e Hong Kong è precipitato di oltre il 20 percento. Proprio al Far East e al potenziale di quest’area per il vino made in Italy sarà dedicato il focus di Vinitaly 2019: durante la fiera è attesa l’ufficializzazione dello sbarco di Vinitaly in Cina a partire dal prossimo anno, con l’obiettivo di creare una piattaforma diretta per recuperare parte del tempo (e del fatturato) perduto in passato nell’area che già oggi sfiora complessivamente i 6,5 miliardi di euro di import vinicolo.