Natale e Capodanno restano i momenti cruciali per il consumo di bollicine. Nonostante il trend dell’aperitivo tutto l’anno e lo sdoganamento degli spumanti per l’abbinamento a tutto pasto, le festività continuano a pesare in maniera determinante sui conti delle aziende legate al business del ‘tappo che salta’. È dunque il momento di fare i primi bilanci.
Tra celebrazioni natalizie e brindisi di Capodanno, Coldiretti stima che soltanto in Italia siano state aperte 60 milioni di bottiglie di spumante made in Italy, con consumi in crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Gli italiani prediligono la bollicina nazionale e soltanto l’11% avrebbe scelto lo Champagne.
Secondo l’Osservatorio economico dei vini effervescenti presieduto da Giampietro Comolli, i brindisi delle festività 2016-17 valgono 510 milioni di euro, per un ammontare di 58,5 milioni di bottiglie di cui 2,9 estere. “La novità assoluta – si legge in una nota di Ovse – è la tendenza al consumo di vini dal sapore più secco e meno alcolico sia fra le bollicine metodo tradizionale che di metodo italiano”. Il fine anno 2016 ricalcherebbe l’andamento del 2015, con un solo +1% di volumi. Le previsioni di Comolli danno in calo le etichette più note di Champagne e tutti gli altri marchi esteri, ad eccezione di pochi top leader e delle occasioni di prezzo dell’ultimo minuto. La grande distribuzione controlla la maggioranza delle vendite, con una percentuale di circa il 72% nel solo mese di dicembre. Per quanto riguarda la distribuzione dei brindisi, lo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre assorbe oltre la metà dei volumi con circa 34 milioni di bottiglie, mentre 10,5 milioni vengono stappate a Natale e 3,5 milioni nella celebrazione dell’Epifania.
La stagionalità e le festività, conclude l’analisi di Ovse, tornano a incidere in modo significativo sul business annuale delle bollicine, con una quota pari al 40% circa dei consumi dell’intero anno. Solo Prosecco e Franciacorta mantengono un trend di crescita dei consumi e una destagionalizzazione consolidata. Quanto ai prezzi, i valori appaiono stabili in cantina (+0,1/0,4% sul 2015) ma in crescita al consumo, tra +1,2 e +1,8 percento.
Il buon momento dello spumante italiano, trainato dal Prosecco, viene certificato anche da Nomisma. Secondo le stime di Wine Monitor, l’export dei nostri sparkling chiuderà l’anno arrivando al record di 1,2 miliardi di euro, mentre la Francia dovrebbe attestarsi sui 2,7 miliardi, in leggera flessione (-1%) rispetto al 2015, e la Spagna a 415 milioni di euro (-3%). “Pur restando ampio il divario in valore (circa 1,5 miliardi di euro), nel 2016 le esportazioni di spumanti italiani continuano a ridurre le distanze con quelle francesi, mettendo a segno una crescita a valore superiore al 25%” sostiene Nomisma. Nel solo Regno Unito, le importazioni di spumante dall’Italia sono aumentate di oltre il 38% nei primi dieci mesi del 2016; al contrario, quelle dalla Francia si sono ridotte del 4% mentre dalla Spagna sono calate di oltre il 13%.