Cioccolatitaliani diversifica con la pizza “fai da te” e apre a Milano il terzo locale di Pie, acronimo di Pizzeria Italiana Espressa, in una location d’eccezione: tra via Agnello e piazza San Fedele, al posto di una banca, rafforzando l’identità di una zona ormai diventata il cuore pulsante dello street food milanese. E infatti, oltre allo spazio pizzeria con posti a sedere, il nuovo brand ideato da Vincenzo Ferrieri, questa volta in società con il cugino che si chiama esattamente come lui, si presenta anche con un corner direttamente su strada per la pizza al taglio. L’inaugurazione è avvenuta nei giorni scorsi e segue le prime due aperture ad Arese e in CityLife. In sostanza, si tratta di un flagship per il format che si basa sul concetto di cliente protagonista nella realizzazione della sua pizza: ognuno entra direttamente al banco pizzeria, sceglie l’impasto, la base e tutti i singoli ingredienti, ottenendo un numero potenzialmente infinito di combinazioni e di gusti. Poi si siede e in pochi minuti arriva la pizza al tavolo.
“Eravamo un po’ intimoriti dall’idea di creare un secondo brand dopo Cioccolatitaliani – racconta Ferrieri a Pambianco Wine&Food – ma ci ha convinto in parte il fatto di poter utilizzare tutte le competenze acquisite per fare qualcosa di davvero innovativo anche in un ambito tradizionale come la pizzeria, in parte la richiesta dei partner esteri per lanciare un nuovo progetto affiancandolo al primo. Così è nato Pie”.
La risposta è stata positiva anche in termini di incasso. “Ad Arese siamo attorno ai 2 milioni di euro, a Citylife 1,6 milioni, in San Fedele prevediamo circa 2,5 milioni. Qui la grande scommessa è il turno serale, perché a pranzo il locale sta già girando bene; la sera lavoriamo per ora solo con il turismo, essendo zona di uffici, ma proprio la presenza dei turisti in centro è una delle ragioni per cui abbiamo scelto questa location, perché essere dietro il Duomo significa costruire una fama a livello mondiale, ed è la base per il successivo sviluppo internazionale”, racconta Ferrieri.
La formula appare interessante anche per le attese ridotte. È come entrare in un self service, con la differenza che dall’altra parte del bancone c’è un pizzaiolo che esegue ciò che il cliente gli chiede di fare, e che alla fine il piatto viene servito al tavolo. I tempi morti sono azzerati e la permanenza media a tavola è tra i 20 e 25 minuti, con un turnover molto elevato: si parla di 4-5 rotazioni per tavolo durante la pausa pranzo. A livello di gestione, occorre invece lavorare molto sulla formazione “social” del personale di cucina, perché tutto avviene in piena interazione con il cliente, senza l’intermediazione del cameriere.
Da San Fedele inizia di fatto il piano di espansione nazionale e internazionale di Pie. “Stiamo analizzando altre location a Milano e nei centri commerciali del nord Italia, ma questo progetto ancor più di Cioccolatiitaliani lo vedo proiettato all’estero”, racconta Ferrieri. “Entro l’anno apriremo un altro locale in Italia e nel 2020 arriverà il primo all’estero, per ora solo diretti. Poi ragioneremo in termini di franchising, partendo dal Medio Oriente”.
Nel frattempo Cioccolatitaliani, che nel 2018 ha incassato 18 milioni di euro (+20% sul 2017), continua con le nuove aperture. Ferrieri racconta: “Abbiamo inaugurato Bellinzago nel Novarese, abbiamo raggiunto con Sirio un accordo da cinque punti vendita con possibile estensione a dieci e all’estero finalmente vediamo in arrivo il mega locale di Rabat in Marocco. Inoltre, apriremo a Roma Termini con Chef Express, a Serravalle con Autogrill e stiamo studiando una formula con Rinascente su Milano: il primo corner di gelateria tutto dedicato al cioccolato rosa, in colaborazione con Barry Callebaut e la sua Chocolate Academy”.
Oggi Cioccolatitaliani è arrivata a 28 punti vendita e le dimensioni raggiunte implicano riflessioni ormai imminenti di apertura del capitale. “Il mercato ci impone di crescere e autofinaziandoci è rischioso. Stiamo quindi ragionando su un’ipotetica apertura di capitale”, conclude Ferrieri.