Clientela selezionata, basso profilo, attenzione alla stagionalità. Si può riassumere così la strategia di Perrier-Jouët Italia per far fronte alla complessa – benché per certi versi molto positiva – situazione in cui versa lo Champagne. Se da un lato la domanda è alle stelle – nel 2022 l’Italia è diventata il quinto Paese a volume e il quarto a valore in termini di spedizioni complessive – dall’altro l’offerta scarseggia, complici vendemmie poco fortunate e una politica particolarmente prudente da parte del Comité Interprofessionnel du vin de Champagne.
“Penso che il 2023 non si discosterà molto dal 2022”, racconta a Pambianco Wine&Food Leo Damiani, Direttore di Perrier-Jouët Italia. “Il disastro, causato da due annate poco fortunate – 2017 e 2021 – e dalla decisione del Comité Champagne di tagliare la produzione 2020 in risposta alla situazione pandemica, non poteva essere recuperato in appena due anni. Per ricostituire la storica riserva di Champagne, esauritasi a causa dei fatti precedenti e dalla forte domanda, è stato quindi necessario tagliare circa il 25% di prodotto per ogni mercato, in modo tale che nel giro di massimo quattro anni – buone vendemmie permettendo – la situazione possa risolversi. Se si considera il 2021 come anno zero, è presumibile pensare che anche il 2024 sarà particolarmente complicato”.
In questo contesto, “la nostra strategia è cercare di non spingere, quindi non promuovere eccessivamente il nostro prodotto, e di selezionare sempre più la clientela, anche se nel farlo dobbiamo stare molto attenti per cercare di non fare torti a nessuno. Facciamo quindi gli equilibristi tra le molte richieste: da un lato tuteliamo i clienti storici, dall’altro cerchiamo di essere cauti sui nuovi”.
Nonostante ciò, “pur in una situazione complessa, noi siamo per certi versi fortunati”, prosegue Damiani. “Poiché i principali momenti di consumo dello Champagne sono l’estate e il Natale, noi ci ritroviamo a luglio, ovvero quando inizia il nostro anno fiscale, con tutta la nuova locazione. Di conseguenza, vendiamo il 70% del prodotto da luglio a dicembre. Questo ci aiuta anche se sta andando un po’ contro ciò che abbiamo sempre cercato di fare per anni, ovvero spingere sulla destagionalizzazione dello Champagne”.
Inoltre, “cerchiamo poi di piazzare gli ordini in base all’area geografica, in modo che l’area vendita abbia chiaro fin da subito quale sia la disponibilità, e al periodo dell’anno: in estate, per esempio, corrono le aree vacanziere come Versilia, Puglia, Sardegna, l’Isola d’Elba”.
L’Italia è il quinto mercato per Perrier-Jouët dopo Francia, Giappone, Uk e Usa. In termini di tipologia di prodotto, “del complessivo bottiglie destinate all’Italia, oggi la quota di cuvée speciali è arrivata al 14%, più della media del mercato. Per noi questa rappresenta una quota molto importante che, a causa delle complessa situazione in termini di disponibilità del prodotto, è persino frenata: se non ci fossero queste problematiche potremmo infatti essere intorno al 16 per cento”, conclude Damiani.