Il 2021 è stato un anno eccezionale, soprattutto per quanto riguarda le vendite di champagne e spumanti. Un anno che, come raccontato a Pambianco Wine&Food da Pietro Pellegrini, presidente e direttore commerciale di Pellegrini Spa, azienda che importa e distribuisce vini e distillati per l’horeca, sarà probabilmente difficile da ripetere nei prossimi anni. “Il 2021, così come già successo lo scorso anno – spiega Pellegrini – ha visto un’estate di ripresa per il canale horeca”. In particolare riferimento al 2020, “il periodo estivo ci ha aiutati a risollevare l’anno dopo i vari periodi di lockdown. Quest’anno la ripresa si è protratta anche dopo l’estate, con la conseguenza che diversi nostri prodotti, in particolare gli champagne, si sono esauriti molto rapidamente, già ad ottobre, persino prima di quanto già accadeva nel pre-Covid”.
Per esempio, Jacquesson, di cui Pellegrini è importatore ufficiale per l’Italia dal 2002, “da qualche anno a questa parte ha registrato una domanda in forte crescita”. L’Italia rappresenta il primo mercato export con il 12% della produzione totale e, “nonostante le bottiglie di cuvée n.744 destinate al nostro mercato siano state circa 28.500, erano esaurite già a fine settembre”. E la situazione è risultata ancora più complessa per Agrapart, poiché i quantitativi sono ancora più ridotti. Questo dipende dal fatto che nel catalogo Pellegrini ci sono esclusivamente progetti agricoli, cioè di produttori che dispongono di determinate quantità, che vengono quindi assegnate all’importatore in maniera definita e non estendibile.
I risvolti di questa corsa alla bollicina sono diversi, in primis in termini di ricavi. “Questo è un anno assolutamente eccezionale – prosegue Pellegrini – rappresenterà un record assoluto in termini di fatturato, che penso sarà molto difficile ripetere nei prossimi anni, soprattutto in termini di vendite di spumanti e champagne”. Dopo un 2020 chiuso in flessione del 28% circa, a ottobre di quest’anno l’azienda aveva già superato il fatturato del 2019, e il rialzo per l’intero anno punta al +35% verso quota 18 milioni di euro. “Mantenere questi numeri anche il prossimo anno sarà difficile, a meno che non si riesca a trovare spazi di crescita con nuove aziende”.
In secondo luogo, l’esaurimento prematuro delle scorte ha portato Pellegrini ad ampliare il proprio range di etichette, introducendo nuovi nomi riguardanti in particolare gli spumanti metodo classico, e non obbligatoriamente francesi. Tra questi, si contano gli spumanti di Raumland, considerato il numero uno in Germania tra i produttori tedeschi di metodo classico, al loro debutto in Italia. Dallo stesso Paese arrivano anche i vini di Schlossgut Diel, azienda situata tra Francoforte e il confine con la Francia, territorio dove nascono i cosiddetti Riesling “di roccia”. Dalla Spagna, e in particolare dalla zona di Barcellona, Pellegrini importa poi i vini di Gramona. Tra le novità 2021, dal Sud Tirolo, nel comune di Terlano, arriva poi la produzione di Malcolm Salvadori il cui progetto Weingut Leya “ha l’obiettivo di produrre vini vivi, brillanti, minerali, longevi”. Ha inoltre fatto il suo ingresso nel catalogo Pellegrini l’azienda sarda Perdarubia, in quanto “mancava un Cannonau a catalogo e finalmente siamo riusciti ad avere in distribuzione un progetto perfetto per noi”, spiega il presidente.
In generale, inoltre, “quest’anno c’è stato un rialzo del prezzo medio”, prosegue Pellegrini. “Abbiamo notato un aumento di oltre 2/2,5 euro a bottiglia. Noi attualmente distribuiamo con un prezzo medio di 13,5 euro a bottiglia, contro gli 11 euro circa di un anno fa”. Un fenomeno al rialzo che va, “a mio parere, a braccetto con la tendenza, già in atto da diversi anni ma accelerata dalla pandemia, di voler ridurre le quantità consumate a favore di una maggiore qualità”.
Nel portafoglio di Pellegrini, è inoltre stato inserito un comparto liquoristico, che va ad aggiungersi ai distillati, con prodotti di alta fascia per ristorazione ed enoteche. L’idea è quella di arrivare, con questi comparti, al 10% del fatturato del gruppo. “Quest’anno non ce la faremo perché il vino è andato troppo forte, speriamo l’anno prossimo”. In ogni caso, “l’idea è che in futuro si possa arrivare al 20 per cento dei ricavi totali con il comparto liquori e distillati”, conclude Pellegrini.