C’è una svolta nella crisi di Pasta Zara. La società trevigiana campione dell’export, da cui dipendeva il 90% del suo fatturato pari a 239 milioni di euro nel 2017, ha ottenuto dal Tribunale di Treviso l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità, con l’impegno di ripagare al 70% i debiti contratti verso i fornitori strategici e al 33% quelli contratti con gli istituti di credito. In tutto, il debito generato dalla crisi del pastificio di Riese Pio X° superava i 295 milioni di euro. La parola ora passa ai creditori, che si dovranno pronunciare durante l’adunanza fissata per il 24 luglio.
Intanto, la società ha raggiunto con Barilla un’intesa per la cessione dello stabilimento di Muggia, presso Trieste, che permetterà al colosso di Parma di aumentare la capacità produttiva. In cambio Barilla ha sborsato 118 milioni di euro, cifra che comprende anche il contratto di co-packing (imballaggio, confezionamento ed etichettatura dei prodotti Zara) per un periodo di cinque anni ma che ha escluso l’acquisizione del marchio Zara o di altri marchi o stabilimenti di proprietà del Gruppo Zara. “La scelta di Barilla di investire nella categoria pasta con l’acquisto di un nuovo pastificio – hanno comunicato da Parma – risponde all’esigenza di investimento nell’espansione della capacità produttiva del Gruppo”.
Alla crisi di Pasta Zara, che nel 2017 aveva subito una perdita di 25,7 milioni di euro, ha contribuito la svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,3 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni.