Pasta Zara è alla ricerca di un modo per ripianare una parte del debito e la soluzione potrebbe arrivare dalla vendita di uno stabilimento produttivo a Barilla. Secondo quanto scrive il quotidiano triestino Il Piccolo, da Parma sarebbe giunta un’offerta tra 100 e 120 milioni di euro per rilevare la fabbrica della pasta di Muggia, ai confini con la Slovenia. Quei capitali permetterebbero alla famiglia Bragagnolo, proprietaria di Pasta Zara, di chiudere la crisi e di tentare il rilancio di un marchio che è sano dal punto di vista commerciale, campione di export nel suo settore, ma appare appesantito da un debito ingente, pari a 241 milioni di euro, a cui si aggiungono i 50 milioni a carico della holding.
Lo scorso anno, Pasta Zara ha messo a bilancio una perdita di 25,7 milioni, dovuta in parte alla svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,3 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni. A queste criticità finanziarie si è accompagnato un calo di fatturato, sceso dai 282 milioni di euro del 2015 ai 239 milioni del 2017.
Entro il 7 dicembre, Pasta Zara dovrà sottoporre al Tribunale di Treviso il piano industriale indispensabile per l’ammissione al concordato preventivo. Secondo quanto riportato dalla testata finanziaria online BeBeez, per il salvataggio di Pasta Zara sono arrivate offerte dalla cordata Banca Finint-Pillarstone, dal fondo britannico specializzato in credito Cheyne Capital e dall’accoppiata JP Morgan-One33 Investment House srl. Al dossier sarebbero interessati anche Oxy Capital in cordata con Illimity, la nuova banca nata dalla business combination con Spaxs, la Spac promossa da Corrado Passera.