Quello del cibo si è rivelato come settore in grado di reggere alla crisi pandemica. A confermarlo sono i dati elaborati da Federalimentare su base Istat relativi all’export nei primi dieci mesi. Pasta e riso, in particolare, sono stati protagonisti di un balzo a doppia cifra, mettendo a segno un incremento del +15,6% per la pasta e al +12,0% per il riso. In discesa compaiono invece i vini e l’acqua minerale, entrambi penalizzati dall’horeca.
Nel complesso, le esportazioni di prodotti agroalimentari sono quasi invariate, con un timido +0,1%, ma hanno fatto molto meglio della media nazionale, perché le esportazioni del made in Italy sono diminuite del 12% nei primi dieci mesi.
Le stime sui due mesi conclusivi dell’anno sono moderatamente positive e, secondo gli esperti di Federalimentare, l’anno 2020 dovrebbe chiudere in sostanziale pareggio per l’export. E nel 2021 ci potrebbe essere un sostanziale recupero se l’horeca dovesse ripartire di slancio, recuperando circa 1/3 di quello che è il suo potenziale. In questo caso, l’export del 2021 potrebbe tornare in attivo, con tre punti percentuali in più rispetto al 2019 e al 2020.
Quanto ai vini, in flessione del 3,4%, le elaborazioni Ismea su dati Istat indicano un calo del 5,9% nei primi dieci mesi dell’export verso gli Stati Uniti (primo mercato estero per i vini italiani) e del 9,5% verso la Gran Bretagna, mentre migliora il dato relativo alla Germania (+4%). La destinazione che è cresciuta di più nella top 10? L’Olanda, con il +16%, mentre la diminuzione più rilevante riguarda la Francia con -12% rispetto allo stesso periodo del 2019.