Un club deal per il food a marchio Zushi. Nei giorni scorsi è stato annunciato il closing dell’operazione che ha visto l’ingresso di Investinfood, newco appositamente costituita da Paolo Colonna e Valeria Lattuada, nel capitale della catena della ristorazione d’impronta giapponese ad alta qualità fondata e gestita dall’imprenditore veronese Cristiano Gaifa. L’accordo prevede l’acquisizione del 55% delle quote societarie di Zushi Italia da parte di Investinfood, Gaifa mantiene il 35% (con prospettive di incremento) e l’incarico di CEO, mentre il restante 10% diventa di proprietà di DVR Capital tramite il proprio veicolo d’investimento DVR-Z. Si punta a una forte espansione della presenza dei ristoranti in Italia e anche all’estero, partendo dagli attuali 21 locali, di cui 11 a gestione diretta, per arrivare a quota 50 entro i prossimi quattro-cinque anni.
“Daremo una mano a Gaifa, imprenditore di successo, per svilupparsi più in fretta, accelerando e solidificando la crescita”, spiega Colonna a Pambianco Wine. Per il cofondatore ed ex presidente di Permira, gestore dal 2015 della società di investimento in operazioni di private equity Creazione di Valore con cui ha concluso operazioni rilevanti nel design dando vita a Italian Design Brands (marchi Gervasoni, Meridiani, Letti & Co e Very Wood), si tratta della prima reale scommessa nella ristorazione fatta in partnership con la società VTF di Valeria Lattuada, già responsabile del fondo italiano di private debt di Muzinich & Co. Si parte quindi da un brand che fattura 24 milioni di euro e che ha fondato il proprio modello su cibo d’alta qualità e arredi di design, con prospettive di forte incremento dei dati di bilancio.
Avete acquisito la maggioranza e confermato la gestione al socio di minoranza. Qual è la logica dell’operazione?
Gaifa ha dimostrato di saper fare impresa, perciò dal punto di vista delle responsabilità è logico che nulla debba cambiare. Ci limiteremo a dargli una mano per far crescere il suo progetto. Ci tengo a precisare che non siamo un fondo, bensì un gruppo di persone che investono con tempi e modalità più flessibili rispetto a quelle di un private equity fund. Immagino un orizzonte temporale di almeno sette-otto anni. Siamo persone fisiche che sostengono persone di successo.
Perché la ristorazione?
Perché secondo me è un settore importante dell’economia italiana, dove le opportunità sono certamente superiori all’attuale livello di imprenditorialità. Tutti o quasi sono capaci ad aprire un ristorante, ma pochi riescono davvero a ottenere successo. Se poi andiamo a vedere quanti siano stati capaci a creare autentiche catene diffuse in nord Italia, direi che si contano sulle dita di una mano e uno di questi è Zushi.
Il format è replicabile anche all’estero?
Senz’altro, ma occorrerà un livello di attenzione che definirei ‘talebano’ sul controllo di qualità e sulla logistica. L’Europa è al centro dei nostri interessi e in particolare lo sono quelle città posizionate a una distanza contenuta rispetto all’headquarter Zushi di Verona, spesso inferiore ai 500 chilometri che lo separano da Roma.
Dopo Zushi, sareste pronti ad altre acquisizioni nel food?
Al momento non ho obiettivi già definiti, mentre in altri ambiti sono molto aperto. Vedo con favore tutti quei settori in cui l’Italia ha qualcosa di importante da dire.
E nel design? C’è qualcos’altro in arrivo?
Riparliamone verso giugno…