Generazione dopo generazione Banfi ha consolidato la sua posizione sul mercato del vino italiano, arrivando a chiudere il 2021 con 59 milioni di euro di fatturato. Oggi il portfolio del brand risulta essere semplificato, concentrato sulla fascia più alta, e la struttura aziendale più snella.
Nella strategia futura del brand, oltre a riportare una sempre maggiore attenzione al portfolio dei vini e alla loro qualità, “vogliamo espandere la nostra offerta nel mondo dell’hospitality – ha dichiarato Cristina Mariani-May, owner e CEO di Banfi in occasione del secondo summit Pambianco – Pwc dedicato al settore wine & food – perché è uno dei modi migliori per far conoscere i vini alle persone, ovvero tramite il branding, al centro del nostro core-business. Vogliamo presentare Banfi sia per il vino, che per il castello”.
Il Castello di Poggio alle Mura a Montalcino ospita oggi un resort con 14 suite “e vogliamo aggiungerne altre”, due ristoranti, di cui uno stellato, un’enoteca e un hotel. E ancora il terreno di Banfi ospita 35 cascine, con proprietà da rinnovare. L’hospitality pesa per il 15% del fatturato “ma vorrei farlo crescere ancora, per far innamorare le persone di Banfi come marchio sempre di più”.
Per i vini il fiore all’occhiello rimane il Montalcino, “ma ci piacerebbe investire di più a Bolgheri in Chianti, che va molto bene”. Nasce, inoltre, l’interesse anche per altre aree come la Sicilia, mentre in Piemonte tra le colline dell’Alta Langa si estende la tenuta Banfi Piemonte che continua ad espandere le sue bollicine.
Sulla nuova generazione “siamo timorosi del loro potere di acquisto, ma questo deve portarci a lavorare di più. I giovani sembrano preferire i cocktail al vino, ma anche il mondo del food sta reagendo molto bene, quindi il nostro lavoro deve essere quello di studiare e creare un vino che si adatti a queste tendenze e proporre prodotti con un prezzo accessibile, per un lusso accessibile. Il messaggio per questa generazione deve essere chiaro e convincente”.