Secondo l’Osservatorio Uiv, che ha elaborato i dati rilasciati dall’Istat il 18 luglio, il mese di aprile è stato a dir poco ‘funesto’ per il comparto vitivinicolo segnando una prima decisa contrazione negli ordini dell’anno in corso, sia in valore (-1%) ma soprattutto nei volumi (-11%), con segni meno registrati in tutte le categorie: spumanti (-4%), imbottigliati (-13%) e sfuso (-9 per cento).
“Con il mese di aprile gli ordini di vino made in Italy hanno iniziato ad accusare un primo rallentamento”, afferma il segretario generale dell’Associazione del settore, Paolo Castelletti. “Prevediamo, per il proseguimento dell’anno, un’inversione di tendenza ancor più significativa, e questo non aiuta certo un comparto che sta già subendo un’escalation di costi di energia, trasporti e materie prime in grado di influire mediamente per circa il 30% sul prodotto finito”.
Un combinato a cui si aggiunge “un incremento a fine giugno del vino in giacenza (+3,8% sul pari periodo 2021) – in particolare di Indicazioni geografiche (+7,6%) – che sta determinando speculazioni al ribasso sul fronte dei prezzi”, aggiunge Castelletti.
L’effetto domino causato, dunque, dal rialzo dei prodotti energetici in Europa partito a fine 2021 e dallo scoppio della guerra su suolo ucraino dello scorso febbraio, ai quali si è unita una più globale crisi economica, sembra essere scattato anche nel comparto vitivinicolo, e proprio a partire dall’ultimo mese del primo quadrimestre ma con l’intento di perpetrare i suoi effetti negativi per tutto questo 2022.
Oscuri presagi che hanno di fatto offuscato gli ottimi risultati realizzati dal settore nei primi tre mesi del 2022 che – sempre secondo le analisi dell’Osservatorio – si sono chiusi positivamente, non tanto per i volumi esportati che si sono fermati a un modesto +1,1% (per 653 milioni di litri complessivi) ma quanto per il controvalore economico, arrivato a toccare i 2,3 miliardi di euro e segnando un +12,6% rispetto al corrispondente periodo del 2021.
Va detto che il dato monetario è risultato sensibilmente ‘gonfiato’ dagli incrementi galoppanti dell’inflazione con un primo trimestre in cui l’indice generale dei prezzi si è attestato a un +5,7%, ma che a giugno, sempre secondo l’Istat, ha già fatto registrare un +8% su base annua con un considerevole contributo non solo da parte dei prodotti energetici ma anche delle materie prime vitali per il settore agroalimentare.
Guardando alla distribuzione tra le diverse tipologie, l’Osservatorio fa notare come rimanga sempre molto forte il traino degli spumanti, soprattutto per i volumi destinati all’estero che hanno segnato incrementi, nel medesimo periodo, molto rassicuranti per circa il 15% a fronte di un calo dell’imbottigliato fermo e frizzante dell’1 per cento.
Per quanto riguarda le destinazioni, infine, appare sempre più ampia la forbice che si sta sviluppando tra spumanti e imbottigliati fermi e frizzanti, con i primi che segnano crescite a volume in tutti i principali mercati (+6% negli Usa, +33% in Uk, +12% in Germania), e con i secondi in difficoltà negli Usa e in Germania (rispettivamente a -3% e -6%) e in ottima salute solamente in Canada (+15%) e nel Regno Unito (+7 per cento).