Il nome di Col Sandago è legato al Prosecco Superiore docg di Conegliano e Valdobbiadene, territorio patrimonio Unesco dove opera la realtà vitivinicola appartenente al gruppo Hausbrandt. Oltre alla Glera, l’azienda sta investendo sul Wildbacher, antico vitigno austriaco (è originario della Stiria occidentale) di bassa resa e che per questo motivo, dopo esser stato importato in Veneto durante l’era asburgica, era stato quasi del tutto abbandonato a favore di altre uve più redditizie. Il “quasi” è d’obbligo perché Martino Zanetti, presidente di Hausbrandt, non ha mai voluto sacrificare il Wildbacher, trovandone un grande estimatore nel compianto Luigi Veronelli che lo invitò a crederci fino in fondo. E oggi, da quei 3,5 ettari coltivati a Wildbacher, Col Sandago ricava non solo un rosso igt di grande longevità, prodotto in sole 5mila bottiglie e solo nelle annate migliori, ma anche – unico al mondo – due bollicine in purezza, un rosé spumantizzato con metodo italiano e un metodo classico Extra Brut da 2.500 bottiglie.
“Il Wildbacher è il nostro driver per far capire chi siamo e dove vogliamo arrivare a livello qualitativo. Si tratta di una piccola nicchia, se paragonata con le 900mila bottiglie prodotte ogni anno. Diciamo che è come la Ferrari per Fca”, raccontano a Pambianco Wine&Food Pierangelo Ranieri, direttore marketing, e David De Luca, direttore commerciale Italia di Col Sandago. E la scelta di spumantizzarlo in purezza è fortemente sostenuta da Zanetti, contrario a ogni sorta di blend perché farebbe venir meno le caratteristiche uniche dal suo vitigno preferito.
Le scelte di Col Sandago vanno controcorrente anche quando si parla di Prosecco, a partire dalla principale differenziazione ovvero quella tra docg e doc. L’azienda del gruppo Hausbrandt è tra le poche a privilegiare la denominazione Superiore, producendo il 54% delle sue bottiglie come Conegliano Valdobbiadene, e puntando su etichette premium le due con classificazione Rive (i pendii più ripidi del territorio collinare del Prosecco docg): Nature Extra Brut, di cui il 2019 rappresenta la seconda annata, e Undici. A questi si aggiunge l’altro cru dell’azienda, Vigna del Cuc.
Altrettanto anomala, per il mondo Prosecco, è la distribuzione geografica delle vendite di Col Sandago, che opera per il 70% in Italia e per il 30% all’estero. “Sono percentuali più simili a quelle di Franciacorta, perché chi fa Prosecco vende in quota maggioritaria oltre confine”, osservano Ranieri e De Luca. I mercati esteri di riferimento sono quelli centro europei, in particolare i Paesi di lingua tedesca e alcuni mercati dell’Europa orientale tra i quali spiccano Slovacchia e Repubblica Ceca. “All’estero abbiamo notevoli possibilità di crescita, puntando sulla qualità”, precisano in Col Sandago.
Dal 2018, Col Sandago ha rinunciato al termine Prosecco nell’etichetta frontale delle sue bottiglie della docg Conegliano Valdobbiadene, strategia condivisa da diversi produttori storici del territorio, mantenendolo invece nella parte di Prosecco doc. “Non è una scelta radicale. Rispettiamo le tradizioni, ma dobbiamo distinguerci rispetto al territorio della pianura”, precisano nell’azienda, che dispone di 22 ettari vitati.